Un uomo, ben vestito e con una 24 ore in mano, entra in un ufficio.
Secondi dopo lo vediamo volare dalla finestra di un grattacielo, accompagnato nella sua caduta da mille cartelloni pubblicitari, ammiccanti e forieri di felicità.
Nell'ultima scena non lo vediamo schiantato sul marciapiede, bensì comodamente seduto su di una poltrona, con una sigaretta nella mano visibile, mentre ci da le spalle.
Non è facile parlare di Mad men senza spoiler, quindi ci accontentiamo di un'infarinatura, giusto per stimolare la vostra curiosità.
Credo si possa parlare, senza esagerazioni, di una delle serie più belle di sempre.
Usa, New York, 1960: seguiamo le vicissitudini di un nutrito gruppo di persone, pubblicitari, alle prese con le difficoltà del loro mestiere e della propria vita privata e pubblica.
La storia termina nel 1970 e gli avvenimenti di questi dieci anni cruciali, per quanto americanocentrici, fanno parte comunque della storia mondiale, Storia con tanto di 's' maiuscola.
Kennedy, Cuba, Martin Luther King, la Luna e la 'rivoluzione sessuale' non sono soltanto uno sfondo disegnato sul muro in un teatro di posa, bensì situazioni che modificano sensibilmente la vita dei nostri 'eroi'.
Personaggi che di eroico hanno ben poco... vivono successi, tanti, ma anche e soprattutto frustrazioni, incertezze e dolore, mentre tentano di trovare uno scopo alla loro esistenza che vada al di là degli slogan accattivanti e della sicurezza economica.
'Mad men'... Uomini pazzi.
Una ricostruzione storica notevolissima, scandita dalla rapida trasformazione dei costumi e degli usi di una società passata in pochi anni dagli ipocriti Happy Days alla guerra del Vietnam.
Una serie che sa essere drammatica, a volte angosciante, ma anche leggera e divertente... Già, proprio come è la vita 'vera'.
Personaggi principali di grande spessore, con comprimari che non sono mai semplici comparse.
Fin troppo facile cercarci una metafora di 'qualcosa': è soprattutto il racconto corale di un'epoca, e di una nazione ormai conscia di aver perso una verginità in effetti mai avuta...
Per fortuna non vi è traccia di politically correct; i personaggi vivono con standard inaccettabili per l'attuale società perbenista: fumano e bevono come se non avessero un domani, amano (forse) e costellano la loro esistenza di figli e divorzi, sacrificano tutto per un successo che fa tanto 'american way of life'.
Chi si accontenta, chi non sacrifica la propria vita alla carriera, è un looser.
C'é tutto, dalla commedia brillante anni 50, che tanto amo, al dramma dell'integrazione razziale e di gender.
Primo inter pares Don Draper, un affascinante e geniale pubblicitario dal folgorante successo e dall'oscuro passato, meravigliosamente interpretato da Jon Hamm, una vera rivelazione.
Vorrei parlare a lungo... ma prima vi invito a vederla: ci tornerò sopra con qualche considerazione dedicata agli (ormai) edotti...