...da un'idea di Stefano Accorsi...
Probabilmente fra qualche anno di
questa serie ci ricorderemo soprattutto la dichiarazione testé
citata, un vero e proprio tormentone in rete negli ultimi tempi...
La serie è alquanto fresca di 'prima
visione', pertanto eviterò spoiler di sorta.
Sigla !
Ho da poco terminato di vedere la prima
stagione di questa nuova produzione targata 'Sky', nata dalla penna
degli autori che hanno portato in tv le due serie più interessanti
degli ultimi anni, parlo ovviamente di fiction italiana, ovvero
l'incensato (fin troppo) 'Romanzo criminale' e l'indiscutibilmente
ottimo e disturbante 'Gomorra'.
Dieci episodi ambientati nel fatidico
1992, il così detto 'anno di tangentopoli'.
Il plot è alquanto semplice: seguiamo
le gesta di alcuni personaggi che vivono ed agiscono negli ultimi
giorni della 'Milano da bere': il pubblicitario rampante, il
poliziotto della squadra del giudice Di Pietro, l'annoiata figlia di
un industriale, il rozzo 'politico per caso', l'aspirante
starlette...
Sullo sfondo, personaggi e vicende
reali frammiste a pura fiction.
Non è certo una novità... si tratta
di un gioco che oltre oceano fanno, spesso con ottimi risultati, da
sempre ma che, da noi, pare ancora difficile da gestire...
Il problema è sempre lo stesso:
impossibile citare il passato, specialmente quello recente, senza
forzate ideologizzazioni e revisionismi vari, tipiche di un paese che
sa raccontarsi soltanto tramite banali agiografie, false ed
irritanti, od improbabili revisionismi ad uso della classe politica in carica nel momento.
Se qualcuno pensa di vedere in 1992 un
racconto su Tangentopoli non potrà che rimanere deluso.
Le note vicende sono soltanto uno
sfondo, una scusa, un palcoscenico calpestato da personaggi che
raccontano le loro storie ne più ne meno come potrebbero fare in
mille altri scenari di pura fantasia: è giusto sia così ed è
velleitario cercarci altri significati, tanto che le (rare) polemiche
sulla 'precisione' dei fatti in sottofondo sono quanto meno ridicole
e provinciali.
Tangentopoli è soltanto uno
specchietto per le allodole, un divertissement per spettatori
smaliziati, questi ultimi alle prese col gioco, ozioso, di veder
interpretati personaggi famosi da attori più o meno somiglianti
all'originale... da segnalare che, fortunatamente, il rischio
parodistico-pecoreccio stile Bagaglino viene evitato.
Fra un Mario Chiesa messo alle strette
ed un Falcone saltato in aria, ci ritroviamo a seguire le vicende di
un gruppo di sfigati, tutti inevitabilmente con 'inconfessabili'
segreti nel loro retroterra.
Nella miglior tradizione del teatro
dell'arte sono tutti discretamente stereotipati: Accorsi (che avrà
anche delle idee, ma che non posso certo definire un attore
particolarmente versatile) è l'ex militante della sinistra extraparlamentare, diventato
uomo di successo al servizio delle dinamiche capitaliste, Guido
Caprino è un ex militare del profondo nord, uno sbandato che si
ritroverà deputato in parlamento grazie alla marea montante
leghista, Miriam Leone tenta, senza troppe fortune, la scalata al
successo passando per mille letti, regalandoci peraltro le sue
indubbie grazie senza troppe censure... e così via.
I personaggi a volte interagiscono, a
volte si sfiorano soltanto, carnefici e vittime travolte dagli eventi in un periodo di radicali mutamenti, tanto radicali da esser
facilmente etichettabili come gattopardeschi... siamo in Italia,
tanto per non uscire dagli stereotipi, no ?
Si guarda, volentieri: il budget è
buono e ben sfruttato, la regia ha una mano sicura ed evita strade
autoriali difficili da percorrere, nonché poco gradite alla
sempiterna casalinga di Voghera che, se è vero che ha da tempo
sdoganato amplessi simulati e turpiloquio, ancora non gradisce messe
in scena men che lineari, al più inframmezzate da qualche telefonato
flashback.
Più che di Tangentopoli, 1992 pare
maggiormente interessata a raccontare le condizioni che porteranno
alla 'discesa in campo' di Berlusconi, pur se nell'ambito della
fiction totale.
Che altro dire... qualche discutibile
inserto di 'meta pubblicità' (un nome solo: Giovanni Rana...), certi
palesi rimandi all'inarrivabile 'Mad men' e la sensazione finale di
esser stati gentilmente, piacevolmente, presi in giro.
Obbligatoria menzione d'onore alla
discussa e discutibile interpretazione della Tea Falco, diventata un
vero meme per il popolo della rete: ad esser sinceri ho trovato il
suo modo di recitare, a partire dalla dizione biascicata e quasi
inintelligibile, adeguatissima al personaggio.
Consigliato, fosse soltanto perché,
nel deprimente panorama delle produzioni italiote, c'è davvero poco
altro oltre la sufficienza.
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