In questa lunga e stressante notte, il pensiero va alle molte insidie, ai tanti personaggi pericolosi che ho conosciuto in vita mia. Per puro miracolo sono riuscito a rimanere sulla linea di mezzeria fra la tranquilla mediocrità ed il lato oscuro... affascinante ma senza ritorno, soprattutto perché mi brucio sempre le dita con l'accendino e non ritrovo mai la strada nel buio.
Ricordo una sera di tanti anni fa.
Feci appena in tempo a frenare l'auto, che si intraversò in quella strada buia, evitando di pochi centimetri un furgone porta valori oramai in fiamme. I tre tipi salirono sulla mia macchina senza che avessi il tempo di aprire bocca. Pochi secondi dopo ci stavamo allontanando ad alta velocità. Una P38 sventolata sotto il mio naso fu un ottimo incentivo; la mia A112 sembrava una Ferrari.
Conobbi così la banda dell'isolotto, guidata dal noto 'artista del kalashnikov'.
Lui, proprio lui, sanguinava copiosamente sul sedile di dietro, rovinando irrimediabilmente gli interni in finta plastica FIAT.
Con l'aiuto del buio mi obbligarono a nasconderli in casa mia, non troppo distante.
Due sacchi pieni di banconote di grosso taglio furono buttati distrattamente sul pavimento dell'ingresso, mentre i complici adagiavano il noto criminale sul divano, ignorando le mie proteste .
-Sentite che odore di cadavere… è troppo tardi per salvarlo…
Lo sgherro scuoteva disperatamente la testa mentre proferiva queste parole.
Evitai di fargli presente che avevano sdraiato il boss su una montagna di biancheria sporca, in attesa da un mese che mi decidessi ad andare in lavanderia.
La situazione si rivelò meno importante di quanto sembrasse; il colpo aveva perforato una spalla ma senza ledere organi importanti. Mi improvvisai chirurgo, usando delle vecchie pinzette da modellista, ed estrassi la pallottola, mentre l'innominabile si stordiva con tutti i superalcolici presenti nella mia vetrinetta.
La sutura venne bene, cosa che non mi era mai riuscita prima con i bottoni delle camicie.
I tirapiedi sorridevano vedendolo migliorare: mi tiravano delle gran pacche sulle spalle, soddisfatti, finché non finirono di esprimermi la loro gioia con un'amichevole bastonata.
Tempo dopo mi risvegliai dolorante: la casa era in condizioni terribili, sangue ovunque e bottiglie vuote, ma sul tavolo faceva bella mostra di se un bel mucchio di banconote.
Rimasi contrariato scoprendo che si trattava di centinaia di miniassegni scaduti negli anni 70, dal valore nominale fra le 50 e le 200 lire.
Ne ricavai una piccola fortuna fra i collezionisti che, pensando al futuro, investii in bond argentini. 'L'artista', noto anche come 'lo scozzese', rimaneva in debito con me di diverse bottiglie di whisky, una di Rosso Antico ed un flacone di Idraulico liquido.
Anni dopo venni a sapere che era morto investito da una trebbiatrice.
Molto peggio l'incontro con Luigi Topo, famoso capo bastone del quartiere 'Zenzero' di Enna marittima.
Era un mafioso senza pietà, noto per le sue pratiche crudeli. Confinato al nord, continuava comunque a pretendere il pizzo anche dai commercianti della sua nuova residenza. Spesso il pizzo non gli era sufficiente, pretendeva anche lavori a maglia ed uncinetto. Conosciuto come 'Gigio', aveva avuto una certa fortuna in tv da giovane, prima di darsi alla criminalità organizzata. Lo conobbi in un pub: fui invitato a forza al suo tavolo, stretto fra le grinfie dei suoi sette picciotti, strani personaggi di bassa statura, armati di piccone.
Grande il mio stupore vedendo il boss in lacrime.
A quanto pare ero la copia perfetta di un suo fratello, ucciso e sciolto nello shampoo anni prima da una banda rivale.
Iniziò così un lungo periodo che, ancor oggi, tento di dimenticare. Mi portava sempre con se, urlando al mondo che suo fratello era ancora vivo e lottava insieme a lui.
Vestito con un gessato drop sette ed un Borsalino grigio, con un mitra Thompson sottobraccio, uccisi migliaia di uomini sulla Playstation per prepararmi ad una luminosa carriera criminale.
Ero ormai pronto per la prima azione, un assalto alla Banca Popolare di Menate Lungamente, in Longobardia, quando il mio nuovo fratello rimase vittima di uno tsunami sulla costa amalfitana.
Riuscii a scappare, travestendomi da entrenause su di una nave da crociera che faceva la linea Cagliari-Cagliari. Furono mesi interessanti, nei quali conobbi gente curiosa. C'era un giovane brianzolo, ad esempio, che suonava il piano e cantava in francese. Amava farsi accompagnare alle tastiere da un ex socialista. Quest'ultimo non era molto brillante: la sua voce stridula e la tendenza ad insultare i presenti non erano granché piacevoli, ma il continuo lancio di monetine dal pubblico al suo indirizzo incideva notevolmente sugli introiti della serata.
Il brianzolo amava la vita, soprattutto quelle che la facevano. Fu abbandonato su di un iceberg dopo aver tastato il culo ad una delle mogli dell'Aga Khan. Ho sentito dire che ha comunque fatto fortuna.
Anni dopo, quando oramai credevo che la mia vita fosse tornata su binari normali, mi trovai ancora in situazioni imbarazzanti, come quella volta che feci il trafficante internazionale di colla da carta per il cartello di Fabriano…
Ma di questo, eventualmente, ne parleremo un'altra volta.
In tema di amicizie pericolose manco io...
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