venerdì 20 marzo 2015

Astronautica for dummies: la Voskhod 1

Su richiesta, rispolvero questo mio vecchio articoletto…



VOSKHOD, un progetto azzardato

L'indiscutibile successo del progetto Vostok, la capsula sovietica che per prima aveva portato un uomo in orbita, determinò a breve scadenza effetti negativi sul programma spaziale russo.
I sei voli consecutivi di questa nave monoposto avevano permesso all'Unione Sovietica di acquisire un notevole vantaggio, soprattutto in termini d'immagine, sugli statunitensi. I russi sembravano imbattibili: il primo uomo in orbita (Yuri Gagarin), la prima donna (Valentina Thereskova), il primo volo 'in tandem' (due navi che volarono contemporaneamente a breve distanza l'una dall'altra), e l'ottenimento di ogni sorta di record di velocità, altezza e durata. La controparte statunitense, la capsula Mercury, sembrava in perenne ritardo, limitandosi a voli che apparentemente viaggiavano su strade già percorse dai sovietici. In verità la piccola Mercury era già una base sofisticata di sperimentazione per il futuro progetto lunare americano, mentre la Vostok era un progetto fine a se stesso, che nell'intenzione del geniale progettista capo russo, Sergey Korolev, avrebbe dovuto lasciare presto il posto alla ben più sofisticata e performante Soyuz, ovvero la nave che avrebbe dovuto portare i sovietici sulla Luna.


 La Vostok

La situazione
In America, a seguito dell'entusiasmo suscitato dal noto discorso di JFK riguardo l'intenzione di conquistare la Luna prima della fine del decennio (quindi entro il 1970), ricerca e produzione lavorarono all'unisono, senza alcun problema di fondi e 'permessi'.
Furono impegnati miliardi di dollari e centinaia di migliaia di persone nel programma spaziale americano, programma già ben definito in ogni sua tappa perlomeno dal 1963.
A fronte delle (poche) critiche riguardanti l'enormità dello sforzo intrapreso, Werner Von Braun, il capo del programma statunitense, ebbe buon gioco nel sottolineare che tali soldi venivano spesi in America, dando lavoro a personale americano... L'ex nazista tedesco aveva perfettamente compreso il funzionamento dell'economia di mercato liberale !
Molto diversa la situazione sovietica.
L'intero programma russo era in mano a molte agenzie diverse, tutte rigidamente statalizzate, e generalmente ben poco disposte a dialogare l'una con l'altra, anzi... Per ottenere prestigio e riconoscimento non era strano vedere nette contrapposizioni fra le diverse equipe, con scontri che arrivavano alla delazione ed al sabotaggio (inteso come 'resistenza passiva' alle direttive superiori).
L'economia sovietica non permetteva grandi spese per la ricerca spaziale fine a se stessa, ed ogni soldo doveva essere strappato all'apparato militare, che ovviamente difendeva i propri privilegi con le unghie e con i denti. Contrariamente a quanto qualcuno può pensare, gli ingegneri e gli scienziati sovietici non furono mai inferiori a quelli americani: considerando le condizioni sfavorevoli in cui erano costretti a lavorare, questi si dimostrarono capaci di progetti eccezionali, spesso visionari, potenzialmente superiori a quanto si studiava in occidente.
Inoltre, al contrario degli americani, l'URSS non usufrui di un folto gruppo di scienziati tedeschi ex-nazisti... I pochi tedeschi 'reclutati' alla fine della guerra ebbero un impatto davvero minimo sulla ricerca, limitandosi a riprodurre alla meno peggio cloni della V2 (peraltro con scarso successo). Furono tutti rispediti a casa nei primi anni 50. Si può dunque affermare con ragione che l'astronautica sovietica fu frutto solo ed unicamente di cervelli indigeni, per quanto il know how tedesco fu indubbiamente alla base della progettazione del missile R-7.
Nell'ambito delle falsità proposte dalla propaganda, può essere interessante leggere 'Il bluff spaziale sovietico', un libretto scritto da un fuoriuscito, tale Leonid Vladimirov, edito in Italia dalle Edizioni Paoline nel 1976. In sostanza in questo pamplet l'intero programma sovietico viene dipinto a tinte fosche, frutto dello spionaggio e minato dalla cialtroneria. La caduta del muro, ed il conseguente arrivo di tonnellate di materiale autentico, hanno ampiamente dimostrato come l'unico vero cialtrone in mala fede fosse il suddetto Vladimirov...



 Sergej Korolev

La Voskhod
Nel 1964 gli americani avevano annunciato l'imminente dispiegamento della nuova capsula biposto Gemini; questa sarebbe stata una vera e propria 'astronave', capace di lunghe permanenze in orbita e di ottime potenzialità di manovra. Soprattutto, la Gemini sarebbe stata in grado di effettuare il 'docking', ovvero l'attracco nello spazio fra astronavi: una prerogativa assolutamente necessaria nell'ambito del percorso che avrebbe portato all'Apollo e quindi alla Luna.
Korolev non aveva nulla da opporgli.
Al febbraio del 1964 la nuova Soyuz era ancora solo un mock-up (ovvero un modello in scala 1:1) in un hangar, ben lungi dall'essere in configurazione definitiva. Non parliamo poi del razzo in grado di portarla verso la Luna... L'ambizioso N1 esisteva solo sulla carta, ed avrebbe vissuto la sua effimera esistenza solo alla fine degli anni 60.
Al solito, le esigenze propagandistiche del Politburo bypassarono ogni logica.
A Korolev fu imposto di lanciare in orbita una capsula con più di un uomo a bordo, prima degli americani. Il progettista capo dovette momentaneamente accantonare la Soyuz per dedicarsi ad un progetto dettato solo dall'urgenza 'politica'. Fu subito evidente che l'unica strada possibile stava in un ampia riprogettazione della Vostok. Il progetto fu presto definito, in due diverse versioni, ed ottenne l'approvazione del Comitato Centrale del PCUS già nell'aprile 1964.
Apparve chiaro l'estremo rischio insito in questo progetto.
La Voskhod era grossomodo simile nell'aspetto alla sua antesignana, con importanti differenze.
Nella versione 3KV (tre uomini d'equipaggio)veniva eliminata la torre di fuga, ovvero il grappolo di razzi sulla capsula in grado di portare via la stessa dal missile durante i primi 40 secondi dalla partenza, nel caso si fossero verificati problemi tali da richiedere l'aborto della missione.
Tale equipaggiamento è tuttora presente sulle Soyuz, così come lo era sulle capsule americane.
L'efficenza di questo sistema, peraltro, salvò la vita a tre cosmonauti nel 1985, quando il missile che doveva portarli in orbita prese fuoco durante il countdown sulla rampa.


 La torre di fuga di una delle prime Sojuz

Altra modifica riguardò l'eliminazione del seggiolino eiettabile.
Come è noto le Vostok non erano in grado di atterrare ad una velocità compatibile con la sopravvivenza del cosmonauta a bordo, così che questi si eiettava prima dell'impatto ed atterrava separatamente alla capsula (questo particolare è stato rivelato solo molti anni dopo...).
Per compensare fu montata una panoplia di razzi a propellente solido sulla capsula, che entrando in azione a pochi metri dal suolo erano sufficienti a permettere un atterraggio a 'velocità zero'.
Un'ulteriore batteria di razzi era collegata ai robusti cavi del paracadute.
Altra modifica pericolosa riguardò il posizionamento dei tre sedili dell'equipaggio in posizione perpendicolare al sedile originale; essendo però la strumentazione rimasta al solito posto, i cosmonauti erano si costretti a movimenti innaturali per poterli consultare.
Infine, per utilizzare al meglio il poco spazio interno alla capsula, non fu previsto l'uso delle tute spaziali per l'equipaggio... Che dovette affrontare i G della spaventosa accelerazione in partenza solo con delle normali tute anti-G da pilota di caccia.
Tali modifiche provocarono moltissime critiche fra gli scienziati del programma russo, soprattutto da parte di Kaminin, altra mente geniale 'critica' nei confronti di Korolev.
Le direttive del Cremlino erano però chiare, quindi... Ubi major...
Anche l'addestramento dell'equipaggio fu particolarmente accelerato.
Per dare una valenza al massimo scientifica al volo della Voskhod fu scelto di mandare in orbita, oltre al cosmonauta pilota, un medico ed un ingegnere aerospaziale.
Tale decisione provocò non poco malcontento negli ambienti militari, già fortemente critici nei riguardi delle scelte del Cremlino.

Un pre-volo pieno di difficoltà
Nei mesi che seguirono vi furono molti problemi.
L'addestramento del personale non militare fu assai difficile, sia per i tempi brevi a disposizione sia per il fallimento di test fisici; l'equipaggio cambio più volte nel corso dei mesi.
I primi test di atterraggio, con capsule sganciate da aerei ad alta quota, furono fallimentari: questo non fermò l'ottimismo di Korolev, ed un duro lavoro di modifiche risolse i difetti riscontrati.
In settembre fu lanciato il satellite d'osservazione Cosmos 45, il cui scopo principale era testare il lanciatore 'Voskhod 11A57', ovvero l'ennesima versione dell'R7, con un terzo stadio potenziato. Ad ottobre fu lanciato il Cosmos 47, ovvero una Voskhod in versione definitiva senza uomini a bordo. Vi furono pochissimi inconvenienti nei due voli, che inoltre svolsero un ottimo lavoro di sperimentazione scientifica automatica. Il sistema d'atterraggio funzionò al meglio, tanto che nell'impatto con il suolo la Voshod penetrò nel terreno di soli 9 cm !


 La Voskhod

Un volo perfetto (ed uno specchietto per allodole)
In ottobre l'equipaggio definitivo era pronto per la partenza: Komorov era il cosmonauta pilota, Feoktistov il medico e Yegorov l'ingegnere.
Dopo alcuni posponimenti 'fisiologici' del lancio, questo avvenne il 12 ottobre del 1964.
La Voskhod 1 fu un successo. Volò per un giorno, percorrendo 16 orbite ed arrivando ad un altezza massima di 336 km. Il pilota, Komorov, un grande cosmonauta dal tragico destino (come vedremo in futuro), aveva portato con se un ritratto di Marx, una foto di Lenin ed una bandiera della comune di Parigi... Il tutto non a caso. La Voskhod batté infatti un altro primato: fu la prima missione in 'diretta televisiva'; l'immagine dell'equipaggio in volo raggiunse le case dei sovietici, e successivamente tutto il mondo. E' inoltre degno di nota il fatto che proprio durante la missione (un caso ? Mah...) fu 'rimosso' dall'incarico di premier Nikita Krushev, sostituito da una trojka che vedeva in Bresnev l'elemento dominante. L'equipaggio venne 'informato' in modo assai ambiguo; alla richiesta del perché il compagno Krushev non partecipasse alla diretta, fu risposto parafrasando Shakespeare (!): “Ci sono più cose in cielo ed in terra di quante ne contempli la tua filosofia”...
Al solito il volo dei cosmonauti fu fortemente pubblicizzato, con un grande ritorno d'immagine che contribui non poco a far passare in secondo piano la notizia della defenestrazione del premier Krushev. Gli americani furono molto impressionati da questo volo a tre e, ignorando la quantità di compromessi che i sovietici avevano dovuto prendersi, temerono di essere ancora una volta in grande ritardo.

Il brillante Korolev aveva battuto gli americani una volta di più... ma i tempi stavano per cambiare in modo definitivamente sfavorevole ai sovietici nella corsa alla Luna.

La successiva missione della Voskhod fu ancora un grande successo... che per pochissimo non si tramuto in una spettacolare tragedia.

Di questo parleremo la prossima volta.


 Ringrazio Astronautix per l'inesauribile fonte d'informazioni, e per le foto ed i disegni disponibili per la pubblicazione.

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