lunedì 27 aprile 2015
Il futuro del modellismo 3/3: futuro plausibile
3di3: futuro plausibile
-Marta ?
-Si, dimmi.
-Mi spiace... il babbo ha detto che dobbiamo andarci noi.
-E che cazzo !
-Dai, ci mettiamo cinque minuti...
-Li conosco i tuoi cinque minuti ! Mi immagino che perderemo tutto il pomeriggio... io ho da fare, sai ?
-Dai... e che avrai mai da fare...
-Senti, non farmi incazzare più del dovuto... ci ritroviamo lì alle quattro, va bene ?
-Oggi pomeriggio ?
-E che ti credevi, domattina ? E non dimenticarti di
prendere le chiavi !
La telefonata si interruppe bruscamente. Andrea non se ne ebbe a male, ben conoscendo il carattere irascibile della sorella.
-Babbo, che fai ?
Mirco sorrideva guardando il padre, mentre le dita della sua mano destra saettavano sicure sulla fonopiastra incollata al dorso dell'altra mano.
-Ciao, tesoro ! Sempre a messaggiare, eh ?
L'uomo sorrise e fece per prenderlo in braccio, ma il bambino sfuggì alla sua presa e lo guardò in maniera quasi offesa: -Babbo ! Ho otto anni, sono grande per queste cose !
Andrea abbozzò un sorriso e scosse la testa: -Non sei ancora così grande...
-Torna a dirmelo quando mi avrai battuto a 'Total Soccer XXV'- disse il bimbo in tono di sfida.
Il padre provò a replicare qualcosa ma il frugoletto si era già dileguato.
“Dovrei farmi dare ripetizioni di nascosto da qualcuno... non posso sempre farmi massacrare ai videogiochi da un moccioso...” Pensò l'uomo, fra il serio ed il faceto.
Dopo lunga ricerca di un parcheggio, Andrea abbandonò l'ElettroSmart nel piccolo spazio libero fra due enormi Audi A60 e si incamminò verso l'appuntamento con la sorella.
Marta, nervosa come sempre, lo attendeva davanti alla porta di un vecchio caseggiato.
-Ce ne hai messo di tempo...
-Sono le 16 adesso, pertanto sei tu ad essere in anticipo...
-Senti, non discutiamo e vediamo di fare questa cosa velocemente. Fra due ore al massimo devo essere da Fulvia e le altre: mica penserai che voglia rovinarmi il sabato per questa cazzata, vero ?
Andrea evitò di replicare, sapeva bene come sarebbe andata comunque a finire, pertanto abbozzò un sorrisetto ed aprì il portone dello stabile.
L'appartamento era al quinto piano e, come si ricordava di aver sempre visto, l'ascensore era fuori servizio.
Marta imprecava ad ogni scalino: -Ecco perché quel deficiente dello zio non usciva mai di casa... vecchio e malandato com'era figurati se riusciva a fare le scale.
-Magari un po' di rispetto, l'abbiamo seppellito da due giorni... no, Marta ?
La giovane donna arricciò il naso e strinse fortemente le labbra, evitando di esprimere ulteriormente il proprio disappunto.
-Ecco il sancta sanctorum...
-Eh ?
-Non ricordi, Marta ? Chiamava così casa sua.
-Era proprio strano, si...
Aprirono l'unica porta del pianerottolo e furono subito investiti da un atroce odore di fumo stantio.
-Ma che schifo ! Si soffoca... apri la finestra prima che mi metta ad urlare !
Andrea spalancò le finestre dell'intero appartamento, non senza difficoltà: sembravano chiuse da sempre.
-Come avrà fatto ad arrivare a quest'età con tutte le maledette sigarette che si fumava... e dove le trovava poi... sono anni che non vedo più una persona fumare. Vietarle dovevano, e già !
Dopo l'ennesimo sfogo, la donna iniziò a guardarsi intorno: -Ma... Madonna mia che casino !
L'appartamento era caotico: piatti sporchi appoggiati in ogni dove, vestiti per terra e scaffali stracolmi di cose in equilibrio alquanto precario.
-Ma questa è una discarica ! Pensi che qualcuno abbia frugato per cercare robe di valore...- Marta assunse un atteggiamento sospettoso -...magari qualcuno dell'agenzia, quando sono venuti a prenderlo ? Oppure qualche vicino di casa...
Andrea sorrise e mise le mani avanti: -No, no... Lo zio non era proprio un campione dell'ordine, è tutta farina del suo sacco...
-Guarda quanti libri, quanti hard disk in giro... E... però, che bel computer di ultima generazione... fortuna che si lamentava sempre di non avere un soldo...
Marta iniziò a sfogliare distrattamente un paio di volumi: -Bah, tutta merda, di quella che piaceva a lui. Io non voglio niente di questa roba.
-Il babbo ha detto che possiamo prendere quel che vogliamo e che il resto lo farà sgomberare da qualche agenzia- Andrea stava a sua volta controllando la biblioteca -se sei d'accordo i libri li prendo io.
-Fai pure !- Disse la donna, frugando nei cassetti: -Cercavo qualche fonopiastra ma sembra che non ci sia nulla...
-Usava uno smartphone vecchio come il cucco, i contatti li teneva soltanto al computer.
-Certo, per parlare con altri vecchi rincoglioniti come lui !- Disse la donna, sprezzante.
Andrea tornò per un attimo con il pensiero al funerale di due giorni prima: aveva avuto l'accortezza di chiamare ed informare tutti i contatti che aveva trovato e, con sua somma sorpresa, considerata la presunta misantropia dello zio, era rimasto perplesso davanti al gran numero di persone venute alla cerimonia. Perlopiù era gente molto anziana, da mezza Italia ed anche oltre.
Di nascosto li aveva ascoltati, mentre parlavano fra loro, gli era sembrato usassero quasi un codice... parlavano di cose strane ed incomprensibili.
-ODDIO ! Ma questo è un delirio !
Marta si ritrasse inorridita dopo aver aperto la porta di un'altra stanza. Andrea si affacciò sullo stipite con estrema curiosità.
La stanza era enorme e tutte le pareti, fino al soffitto, erano stipate di scatole, scatole impilate una sull'altra, scatole, scatole ed ancora scatole... L'unico elemento di arredamento erano delle enormi vetrine, ed un grande tavolo in mezzo alla stanza.
-Questo è... dove lavorava, immagino.
-Lavoro un cazzo !- La giovane donna iniziò a tirar fuori qualche scatola dalle pila: -Guarda ! Le bambinate che faceva lui. Ci saranno migliaia di... modelli ? Come si chiamano queste schifezze ?
-Sono rappresentazioni in scala di oggetti reali della Storia, quasi sempre...
Andrea si sedette al tavolo, ed osservò con interesse la miriade di barattoli di colore, colle e tante altre cose alle quali non era sicuro di saper dare un nome.
Sul tavolo giaceva una scatola aperta, con tanti pezzi di plastica sparsi. Alcuni erano stati incollati, altri già verniciati. L'uomo prese in mano una specie di penna collegata ad un tubo, a sua volta collegato ad uno strano macchinario che riconobbe essere un compressore.
-Invece di farsi una famiglia, questo stupido preferiva stare a giocare come i bambini con queste cose inutili...
-Marta, adesso mi hai rotto i coglioni !
Andrea si alzò di scatto ed era scuro in viso: -Prova a portare un po' di rispetto per quell'uomo, ti ricordo che è lo stesso che ci riempiva di regali in occasione di ogni festa e...- la guardò con fare accusatorio -...soprattutto a te, ricordo, ti ha salvato il culo mille volte con il babbo quando eravamo giovani... o te ne sei già scordata ?
La donna divenne rossa in viso e fece per replicare, ma Andrea non glielo permise: -Se parliamo poi di 'utilità' dovresti spiegarmi la necessità delle borse di marca che cambi ogni sei mesi, od il motivo per cui hai una stanza soltanto per tenerci la tua collezione di scarpe, oppure...
-Ho capito, ho capito... con te non ci si parla.
Marta si girò di scatto e tornò ad esplorare quella casa che a lei sembrava sempre più un caotico magazzino, troncando ogni ulteriore polemica.
-Comunque il computer lo prendo io... spero che non serva ripurirlo da tonnellate di petabyte di donnine nude o chissà quale altra schifezza !- Bofonchiò fra se, in modo che il fratello potesse comunque sentirla.
Ma Andrea aveva smesso di ascoltare.
Si aggirava fra le... scatole, leggendone il contenuto, a volte aprendole e studiandole.
Lo zio aveva sempre avuto quella passione, così strana e desueta.
Ricordava i pomeriggi da lui, quando era bambino, e le ore passate assieme. Lo zio aveva provato, senza forzature, ad insegnargli a costruire quelle cose e ricordava pure il sincero entusiasmo che gli stava trasmettendo per quel mondo particolare... Poi si incupì: il pensiero della sua povera madre, che si arrabbiava per aver sporcato di colla un tavolino a casa e che telefonava allo zio, vietandogli assolutamente di continuare a traviarlo con 'quelle stupidaggini per deficienti'.
Lui, comunque, aveva continuato a costruire modelli, tutte le volte che andava a trovare lo zio ma, soprattutto, ricordava affascinato le mille storie che quell'uomo, che per lui era sempre stato anziano, gli raccontava in relazione a quel che stava costruendo...
Ecco uno Spitfire, che cento e rotti anni fa aveva salvato la Gran Bretagna da Hitler, ed ecco un bombardiere B-17, che aveva restituito con gli interessi ai tedeschi morte e distruzione.
Si rigirò fra le mani la sprue di un caccia Efa, l'ormai obsoleta carretta da poco dismessa dall'aviazione nazionale, e quello era un carro Mark I... un mostro di una guerra ormai lontanissima.
Si stupì di ricordarsi quelle storie che lo zio gli aveva mille volte raccontato, ormai tanti anni prima.
Poi, quasi con paura, si avvicinò alle grandi vetrine, dove erano ammassati centinaia di modelli terminati: ne prese con religiosa attenzione alcuni in mano, studiandoli nei particolari.
Si mise a singhiozzare.
Rimasero nell'appartamento per un'altra oretta, poi venne il momento di andar via.
Marta non aveva quasi più parlato: gli occhi gonfi ed arrossati del fratello l'avevano lasciata un po' scossa tanto che, per un attimo, aveva quasi creduto di mettersi anch'essa a piangere.
-Tutta le cose del modellismo le prendo io... e ci penserò io a portarle via. Chiamerò i suoi amici, probabilmente qualcuno le vorrà.
-Quanto pensi di fargliele pagare ?
-Marta, ho intenzione di regalargliele.
-Sei proprio scemo. Ciao, ci sentiamo domani. Salutami quel rompicoglioni del babbo, che domani vado a fare un weekend a Londra con le mie amiche.
Mentre la sorella scendeva velocemente le scale, Andrea tornò sui suoi passi fino alla stanza dei modelli. Osservò la scatola aperta sul tavolo: era un Bf 109.
“Peccato, zio, questo non sei riuscito a finirlo...”
Un paio d'ore dopo era a casa.
Salutò sua moglie ed andò a cercare Mirco.
Il bambino stava davanti all'enorme monitor 3D del suo computer, stava giocando a qualcosa e, contemporaneamente, parlava in un fluente webenglish con alcuni suoi amichetti.
-Non si saluta il babbo ?
Il piccolo fece una risata e corse ad abbracciarlo, non prima di aver messo tutto in stand by.
-Guarda cosa ti ho portato...
Da sotto il soprabito tirò fuori una scatola che, simulando enfasi, diede al figlio.
-Wow ! Un gioco di guerra !
Andrea sorrise: -No, è un modellino.
-Eh ?
-Ti spiego...
Con trasporto, l'uomo spiegò al figlio cosa era il modellismo statico e come si praticava, cosa voleva rappresentare e l'appagamento che poteva dare.
Mirco ascoltò con interesse, mentre ispezionava la strana cosa portatogli dal padre.
-Bene, se ti va... potresti costruirlo... ti aiuterò io... così, tanto per ricordarsi dello zio: che ne dici ?
Il bambino fece una faccia seria: -Ci penserò, babbo, sembra interessante.
Andrea sorrise compiaciuto ed uscì dalla stanza.
Seduto, Mirco aprì la scatola e studio a lungo i pezzi. Ne stacco un paio dalla sprue e provò a farli combaciare. Lesse brevemente il foglio di istruzioni allegato e guardò con estrema curiosità il foglio decal...
...poi buttò tutto da una parte e tornò al suo gioco in chat.
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