sabato 18 aprile 2015

Chappie: datelo al cane...

Una prova attoriale maiuscola...



Partiamo da un dato di fatto: questo incipit non è affatto originale, lo ritroverete pressoché  in tutte le recensioni di questo film... 
Insomma, è impossibile non citare il fatto che il regista ed autore, il sudafricano Neil Blomkamp, ci aveva alquanto illuso con il notevole ‘District nine’: raro trovare una storia così originale nello sci-fi, ben girata e con notevolissimi effetti speciali niente affatto gratuiti.
Poi arrivò Elysium e, pur se molti si sforzarono di trovarci ‘denunce sociali’ su disuguaglianza, razzismo e fascismo, si trattava, alla fin fine, di una modesta pellicola d’intrattenimento.
Infine è arrivato Chappie.

L’ho visto ieri sera al cinema... non era certo in programma, non provavo nessun particolare interesse a smuovere dalla poltrona il mio ingombrante fondoschiena, non certo per l’ultimo parto del signor Blomkamp.
Però... mio nipote, 11 anni, voleva andarci... ubi major...

Alla fine mi son (quasi) divertito, diciamo più esattamente che non mi sono (troppo) annoiato.

Ma... cosa ho visto ?

Poco, molto poco.
La storia, per sommi capi: un rivoluzionario robot, membro di una task force di polizia robotica sudafricana, per motivi che non sto a spoilerare acquista coscienza e...
...si, lo so... ‘Corto circuito’, film del 1986 che abbiamo visto in molti. Le premesse sono molto simili e lo svolgimento, nonostante scene cruente ed un linguaggio alquanto forbito, rimanda inevitabilmente ad un target (involontariamente ?) adolescenziale.

E’ divertente ?
Bah, qualche battuta qua e là... prevedibili boutade sul robot, Chappie, che si ritrova ad essere un bambino ingenuo nel corpo metallico di un supereroe.
Dovrebbero far ridere due dei protagonisti principali, una coppia di gangster bianchi interpretati, immagino senza troppa fatica, da due pirla molto famosi in Sudafrica: Die Antwoord.
Sono due musicisti che cantano... boh, queste cose moderne da discoteca, finto trasgressive, che non saprei dirvi...
Non fanno molto più che urlare, sparare (soprattutto cazzate) ed atteggiarsi.

La storia ?
La storia proprio non regge... buchi di sceneggiatura paurosi, banalità come piovesse, offese alla logica più basilare.

Gli attori ?
A parte i due idioti di cui sopra, simpatici a modo loro, che non recitano, interpretando alla fin fine se stessi, il resto è sconsolante... C’é un discreto spreco: Hugh Jackman totalmente fuori parte, una svogliatissima e quasi invisibile Sigourney Weaver (anzi, probabilmente hanno recitato i mutui della Weaver) ed il sopravvalutato, insopportabile, Dev Patel. Chi se la cava meglio di tutti è il robot 22, Chappie. Il fatto che sia totalmente virtuale e senza espressione la dice lunga...

Regia ?
Non pervenuta.

Effetti speciali ?
Impeccabili, ma è il minimo visto il retroterra di Blomkamp. 

‘Cattivi’ memorabili ?
A parte chi ti obbliga a pagare il biglietto per vedere questa roba ? Vediamo di capirci... Oltre a qualche banda di delinquenti a dir poco caricaturale, l’avversario numero uno è un robot che si direbbe vagamente ispirato all’ED-209 di robocoppiana memoria: come andrà a finire ve lo lascio immaginare. 

Esco dal cinema con nessun altro particolare pensiero se non la necessità di cenare.
Rifletto giusto un po’ sull’assurdo finale, lieto oltre il ridicolo e pure un po’ inquietante



Provaci ancora Blomkamp ? Ma anche no...

ps: anche la chiosa finale è inevitabilmente ben poco originale. Il film si chiama Chappie in tutto il mondo ma non in Italia, dove si è preferito l’altisonante ‘Humandroid’.

Non offenderò la Vs intelligenza spiegandone il motivo.



2 commenti:

  1. If you like Fellini, Passolini and Antonioni (but mostly Fellini) we could be friends.
    (That guy at the 1/72 blog you visited, Stern)

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  2. I'm a movies' addicted… From Ėjzenštejn to the last one… I well know the directors who you speak about, of course… have mixed feelings and considerations regarding all of them. Were however great… but… nemo propheta in patria, maybe...

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