Appendice: Il lascito
-No, no, no !!!
L’individuo in
prima fila, elegante e d’imponente aspetto, aveva catalizzato
l’attenzione del pubblico abbandonando la sua sedia e mettendosi a
lanciare improperi verso il palco.
-Queste sono assurdità ! Bugie ! Ma vi rendete conto ?
-Professor
Verin...- la voce, calma ed accattivante, riportò l’attenzione sul
relatore principale della conferenza: -Professore, conosciamo le sue
posizioni ma... se vuole esprimerle, per quale motivo non si è voluto
unire a noi sul palco ?
Verin lanciò un’occhiata di disappunto al suo interlocutore e, platealmente, si girò alla volta
dei
presenti in sala: -Signori, io non voglio essere complice di questa
pagliacciata. Qui, stasera, ci sono persone che vogliono mettere in
dubbio non un fatto, non un singolo avvenimento e neppure un periodo
storico... qui ci sono dei pazzi che vogliono riscrivere l’intera storia
della Terra !
Così dicendo, indicò i tre relatori sul palco,
compostamente seduti sui loro sgabelli e, dopo aver lanciato una specie
di sibilo, gettò sul pavimento il programma della conferenza lasciando
la sala, accompagnato da qualche applauso e da molti fischi.
Rufe
Gror scosse lentamente la testa e si avvicinò di nuovo il microfono:
-Torni quando vuole, professore- la voce si alzò di tono -saremo sempre
disponibili per un contraddittorio motivato dai fatti e non da slogan
oscurantisti !
Molti fra il pubblico si alzarono in piedi ad applaudire, altri sembravano condividere molto meno entusiasmo.
-Comunque...- Rufe tornò a parlare: -Comunque è ora di affrontare l’ultima evidenza.
Le luci della sala si spensero ed un ampio schermo si illuminò dietro i relatori.
Seguito
dalla sala in perfetto silenzio, un breve video spiegò le incredibili
circostanze che avevano permesso la scoperta di quella che, dicevano,
era senza dubbio la prova definitiva, la certezza assoluta.
Poi apparvero le foto.
Molte
erano state le indiscrezioni, ma nessuno aveva ancora avuto modo di
vedere che cosa era l’oggetto di cui si parlava da tempo.
L’oggetto
che era stato consegnato fin dal suo ritrovamento in mano alle massime
autorità scientifiche mondiali, così da permettere un’attenta analisi ed
una sicura certificazione d’autenticità.
L’oggetto che non poteva esistere.
L’oggetto vecchio di milioni e milioni di anni, forse centinaia di milioni.
Ed ora lo stavano guardando tutti.
L’aspetto era ovale, grande più o meno come una testa, ed era... trasparente.
L’avevano trovato durante una perforazione industriale, a chilometri e chilometri nel sottosuolo.
Tutte
le analisi indicavano si trattasse di un pezzo di resina, di strana
composizione ma nulla che non si fosse già visto. Quel che faceva la
differenza era imprigionato all’interno.
Ed ora potevano vederlo.
Quando le luci si riaccesero tutti erano ammutoliti.
-Bene...-
Sul palco, il dottor Friinkhi prese la parola: -La prima cosa che viene
in mente è... E’ uno scherzo ? Un tiro mancino di pessimo gusto ?
Magari per screditare la nostra linea di pensiero ? No, no signori miei.
Quest’oggetto esiste, è un manufatto e risale ad un’era compatibile con
le nostre interpretazioni.
Restò in silenzio per alcuni secondi, ovviamente catalizzando l’attenzione della platea.
-E’
la pistola fumante, la prova inattesa e definitiva. Le nostre
convinzioni vengono da lontano, dal ritrovamento dei primi fossili di
esseri morfologicamente adatti all’intelligenza. Insieme a questi, nel
corso dei decenni, si sono rinvenute altre prove... fossili di oggetti
senza dubbio appartenuti ad una cultura superiore...
-Questo lo dite voi !- La voce partì dal pubblico, ma Friinkhi la ignorò.
-...Dicevo,
fossili che sono stati inizialmente derisi o scambiati per altro, così
come strani ammassi ferrosi e di altre sostanze impossibili da
sintetizzare in natura...
-Scusi dottore, mi permetta di confutare
questa sua ultima affermazione... se la natura è stata in grado di...
‘sintetizzare’ esseri come noi... forse non è da sottovalutare.
Dal pubblico giunse una breve risata alla volta del professor Grattel, l’ultimo dei relatori ad essere entrato in causa.
-Su
questo non discuto, caro professore- ribatté Friinkhi -comunque ne
converrà che quella che sembrava un’assoluta eresia ha preso
esponenzialmente piede nel Mondo... e non soltanto, come sostengono
alcuni, fra un’opinione pubblica suggestionabile...
-Direi anzi- era Rufe a parlare -che spesso la gente ci è nemica. Confermare le nostre idee
creerebbe
non pochi sconvolgimenti... muterebbe i termini della sempiterna
domanda, ‘chi siamo ?’, naturalmente non parlo poi delle religioni...
Il
dottor Friinkhi parve arruffarsi, salvo intervenire con un tono di voce
molto basso e profondo: -Un ricordo per i ricercatori uccisi od
imprigionati nei paesi intolleranti.
I presenti appoggiarono brevemente il palmo della mano destra sul cuore.
Rufe
riprese la parola: -Come si dice... torniamo sul pezzo. L’oggetto
imprigionato nella bolla di resina non è il solito insetto. Ha due ali,
ha qualcosa che sembrano zampe con delle... ruote...
Dal pubblico si levò un mormorio.
-Ha
una colorazione netta e simboli che nulla hanno a che fare con i
frattali della natura... Scrittura, ecco di che si tratta! E’ un oggetto
costruito da mani sapienti, forse rituale, forse di una qualche utilità
che non scopriremo mai ma...
Sorrise alla volta del pubblico: -Che
io sia dannato se non sembra in tutto e per tutto un aereo delle guerre
civili centro meridiane !
Come un terremoto in lento crescendo, la sala faticava ormai non poco a star quieta.
Innumerevoli
discussioni stavano sorgendo fra le persone del pubblico. Il brusio era
diventato schiamazzo, e lo schiamazzo si stava tramutando in urla.
-Calmatevi ! Siamo scienziati, signori !
-Bastardi, questa è opera dei demoni !
La
sala era diventata un ring. Alcuni si stavano sfilando i vestiti e
ringhiavano alla volta dei vicini, altri lasciavano la stanza di corsa.
Senza dubbio c’era chi stava telefonando alle forze dell’ordine.
Defilatesi, Rufe, Grattel e Friinkhi uscirono dal retro e raggiunsero un taxi.
Grattel
si tormentava i canini con le unghie: -Anche stavolta avete combinato
un bel casino, e domani sarete su tutti i giornali...
-E’ quel che
vogliamo, che ne parlino- Rufe sorrise al professore: -Ci pensiamo da
decenni, ma chi ha abbracciato la nostra causa sa che la diffusione
della verità, pur se dolorosa, è meglio del buio e della bugia...
-Non che al buio ci si veda troppo male...- Chiosò Friinkhi.
-Il
buio è sicuramente comodo- Rufe si stava stirando sulla comoda poltrona
del Taxi -ma dalle nuove consapevolezze possiamo soltanto acquisire
forza. Il Mondo deve sapere, deve sapere che non siamo i primi.
Friinkhi si levò di tasca una foto dell’artefatto e se la rimirò per la millesima volta: -La pistola fumante...
Rufe non ci faceva ormai più caso, non dormiva da ben sei ore ed era esausto.
Si lisciò con cura le vibrisse e si appisolò con la coda attorcigliata all’addome.
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