Il futuro del modellismo in tre brevi racconti
Notte di guardia in corsia... la mente vola libera alle tre, mentre le strade sono buie e la maggioranza delle persone dorme...
Mi
son ricordato di una breve boutade letta su un lontano numero della
rivista 'Robot' negli anni 70 e, sfruttandone l'idea, di getto scrivo
qualcosa.
Non ricordo nulla dell'originale, soltanto l'idea di base.
Sostituisco dunque 'fantascienza' con 'modellismo'... e vediamo che ne viene fuori.
Distopico (1/3)
L'antro
era oscuro e puzzolente, perfettamente in linea col resto dei palazzi
semidiroccati di quella strada abbandonata al margine della città senza
nome. L'uomo vi era arrivato a fatica, tenendosi lontano dai falò dei
senza tetto e dalle sinistre camionette blindate della polizia in
perenne pattugliamento. Il viaggio era stato lungo: come un animale era
passato di porticato in porticato, camminando faticosamente fra la
sporcizia ed i grassi topi che infestavano ormai ogni dove.
'Non
posso più farlo, non è cosa per un uomo della mia età...' pensò, mentre
prendeva fiato appoggiato ad un muro marcio e pericolante.
Infine,
col cuore che gli batteva all'impazzata, si inoltrò in quel pertugio
misterioso, più simile ad una caverna che all'ingresso di un edificio.
Si guardava spesso alle spalle, per accertarsi che nessuno l'avesse seguito.
Se
li avessero scoperti, se fossero caduti vittima di una retata della
polizia... Scacciò con forza il cupo pensiero e, preso coraggio,
percorse quell'ultimo, schifoso, corridoio.
Oh, mio Dio... ma cosa lo
portava ancora lì ? Cosa gli faceva rischiare di nuovo la vita ?
Forse... forse un ultimo stimolo, un'ultima emozione, un'ultima scusa
per continuare a sopravvivere in un mondo completamente andato a gambe
all'aria.
In fondo, nel buio più totale, una piccola porta.
Appoggiò un orecchio su di essa e rimase in ascolto: non un rumore, non una parola...
Per
un attimo ebbe il terrore di essere rimasto solo, che gli altri fossero
stati tutti catturati e giustiziati... peggio ancora, che fossero nelle
mani della Guardia Morale: un destino molto più sinistro.
Strinse forte i pugni e scaricò la tensione come meglio poteva, infine, rassegnato a tutto, bussò alla porta.
Come
di consueto usò il codice segreto: due tocchi ravvicinati, tre a
diversi secondi l'uno dall'altro ed infine tre colpi quasi senza
intervallo.
Attese.
Attese a lungo, poi...
La porta, cigolando, si aprì verso l'interno: entrò velocemente, chiudendosela alle spalle.
La
stanza era squallida e senza finestre, dalle pareti pendevano brandelli
di carta da parati marcita dal tempo e dall'incuria. Una fievole luce
si accese improvvisamente, rivelando un grande tavolo circondato da
sedie traballanti, sedie occupate.
-Sei arrivato infine, fratello... Non ci speravamo più.
L'uomo si girò alla volta del suo interlocutore e riconobbe, intabarrato in una pesante tunica scura, Gentleman Rider.
Per
un attimo si stupì di quanto fosse invecchiato... una lunga barba
bianca incorniciava un viso rugoso e secco che due grandi occhi acquosi
non riuscivano ad illuminare in alcun modo.
-Non è stato facile- disse con voce stentoria -stavolta ho davvero avuto paura di non riuscire ad arrivare...
Gentleman Rider scosse la testa, come per dire che comprendeva, e gli fece cenno di unirsi agli altri.
Lentamente, incerto, si avvicinò al resto del gruppo.
Vi furono muti cenni di saluto, sorrisi abbozzati e qualcuno, addirittura, gli tese la mano.
Provo del fastidio nello stringere mani ossute e senza forza, mani asciugate dagli anni e da un'esistenza misera.
Infine
trovò una sedia libera e vi prese posto, dopo essersi accertato che
quel legno malamente tenuto insieme non avrebbe ceduto d'improvviso.
Mio Dio... erano rimasti in pochi... forse gli ultimi.
Li
guardò attentamente ma non ne riconobbe molti: Grillo, con i
suoi baffi bianchi come il latte e delle protesi potenziate per la
vista e poi... ma si, quello era Ghibli66, magrissimo ed
incartapecorito... E poi Giulio, orrendamente camuffato con una
parrucca che neppure provava ad essere men che posticcia. Gli occhi
infine si posarono sulle sue stesse mani, mani scosse da un continuo
tremito e sudate per la paura. Non seppe identificare nessuno degli
altri: 'eppure li devo conoscere tutti per forza', pensò.
-Fratelli,
diamo inizio alla convention di 'No limits'- disse Gentleman Rider, tanto
solennemente quanto a bassa voce: -Su cosa state lavorando in questo
periodo ?
Prima... prima era diverso. Poi tutto era cambiato. Il
potere assoluto ed oppressivo non gradiva la storia: 'Chi controlla il
passato controlla il futuro' diceva Orwell... e qualcuno aveva applicato
alla lettera questa infausta predizione.
Prima avevano vietato la
memoria, era ormai impossibile sapere qualcosa di quanto era successo
prima che 'loro' prendessero il potere. Le guerre corporative erano
terminate da almeno vent'anni eppure erano state cancellate
completamente dagli annali; tutto quel che era successo prima era
sparito con i roghi dei libri in piazza e con l'oppressione dispensata
dal pensiero unico.
Internet era stato smantellato, la tv aveva tre
canali: uno dedicato al Calcio, l'unico sport permesso e promosso dal
potere, l'altro conteneva soltanto interminabili talk show e giochi
assolutamente imbecilli... il terzo era la Voce del regime, infarcito di
proclami inframmezzati da cerimonie religiose.
Il modellismo era
stato uno dei primi hobby ad esser messo fuorilegge, inizialmente con la
scusa di essere 'pericoloso': ricordava benissimo le campagne contro
colle e vernici, accusate di essere propedeutiche all'uso di droga, poi
venne tirata in ballo la morale comune, che riteneva stupido e contrario
al volere di Dio costruire riproduzioni della realtà, per non parlare
della pericolosissima fantasia... Si veniva immediatamente arrestati,
con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti, idolatria ed
eversione; la condanna era sempre la solita: la morte.
Abbandonò i funesti pensieri, tentando di concentrarsi sulla riunione.
-Ma... Kruaxi ?
La domanda gli venne d'istinto, salvo pentirsene immediatamente.
I presenti abbassarono lo sguardo, alcuni scossero la testa: -Lo chiedi tutte le volte... è tanto, tanto tempo che...
Rimase muto.
Gentleman Rider allargò le braccia: -Fratelli, torniamo a noi e viviamo il presente... Marcello ?
Un uomo minuto e magro, con due occhi ancora incredibilmente vivaci, tirò fuori una piccola scatola e, lentamente, l'aprì.
Tutti osservarono con meraviglia quel piccolo oggetto... un aereo, un... Uno Zero !
-E'
un Revell in 1:72, avrà almeno 80 anni...- disse l'uomo dagli occhi
vivi -l'ho assemblato con la colla grattata via dai nastri adesivi
permessi, ed ho usato pigmenti ricavati da piante macerate per
dipingerlo...
Tutti i presenti espressero la loro approvazione con muti sorrisi e deboli pacche sulle spalle.
-Io...
io ho fatto questo...- la voce veniva dalla parte più distante del
tavolo, ma l'uomo riuscì a riconoscerne il proprietario: era senza
dubbio Pilgrim !
Passato di mano in mano, arrivò anche a lui un figurino in 54mm, probabilmente un centurione romano o qualcosa del genere...
-Incredibile, Luigi- disse Gentleman Rider -non pensavo ne esistessero ancora... Se ti beccano con uno di questi in tasca...
Un'altra testa canuta fece per attirare l'attenzione su di se, quando...
-BANG BANG !
La porta fu scossa da due violenti colpi.
-Aprite, è la Guardia Morale ! Aprite la porta e stendetevi a terra con le mani intrecciate dietro la nuca, subito !
Pietrificati, tutti rimasero immobili per secondi; qualcuno chiuse gli occhi, come per scacciare un brutto sogno.
L'uomo sentì una forte fitta al torace, e si strinse il petto con le mani mentre scivolava velocemente nell'incoscienza...
'Non farete in tempo ad uccidermi' fu il suo ultimo pensiero.
Le botte sulla porta aumentavano di intensità, non ci avrebbero messo molto a scardinarla.
-Bene, era l'ora... Oggi è un buon giorno per morire !
Con
grande fatica l'ultimo ad aver parlato, dal volto quasi invisibile
sotto un grande cappello nero, buttò a terra le stampelle con le quali
deambulava e tirò fuori da sotto il grande tavolo una massiccia cassa di
legno che, subito aperta, rivelò la presenza di alcuni mitra M-16 e molte
bombe a mano.
La porta stava per cedere.
Tomcatters, con gli occhi in
fiamme, puntava il fucile d'assalto verso l'ingresso, mentre altri,
rassegnati ed eccitati, usavano le ultime forze per imbracciare armi e
togliere le sicure alle granate.
-Non ci avrete vivi.
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