Tempo fa ho partecipato ad un premio letterario indetto dal circolo Karemaski di Arezzo.
Si
trattava di scrivere un racconto fantascientifico, partendo da un
incipit proposto da un personaggio noto del panorama italico. Gli
incipit erano tre, io ho scelto quello di Alfredo Castelli, già noto
creatore del fumetto della Bonelli 'Natan Never'.
Mi hanno subito scartato, evidentemente c'era molto di meglio: non che mi stupisca.
La parte iniziale in corsivo è l'originale incipit del castelli, il resto è robetta mia.
Buona lettura ! Commenti graditi, di qualsiasi tenore.
Download libero
Prima
di cominciare, è necessario che vi riassuma la situazione
dell’astronautica nel suo periodo pionieristico. La ricerca di
informazioni si fa infatti di giorno in giorno più difficile, come
potrete constatare consultando Internet, e – ancor peggio – sono ormai
pochi coloro che, come me, sono ancora in grado di ricordare come si
sono svolte esattamente le cose.
Ci sono buone probabilità che
leggendo dubitiate della mia sanità mentale, ma non posso fare altro se
non esporre le vicende come le ho vissute di persona.
La cosiddetta
“era spaziale” ebbe inizio il 4 ottobre 1957. Con grande sorpresa dei
sovietici, che si ritenevano all’avanguardia nel campo, la NACA (poi
NASA) annunciò di aver messo in orbita il primo satellite artificiale.
Si chiamava “Travelmate” , era costituito da una sfera di alluminio di
58 centimetri di diametro; conteneva due trasmittenti e un termometro, e
comunicava per mezzo di quattro antenne. Fu l’inizio della corsa allo
spazio: il primo satellite russo entrò in orbita il 31 gennaio 1958, ma
quando ormai le forze sembravano in parità, il 12 aprile 1961 la
navicella “West 1” si staccò da Cape Canaveral con a bordo il Maggiore
George Loon, e in 88 minuti percorse un’orbita intorno alla terra
raggiungendo i 302 chilometri di altitudine.
Forse qualcuno avrà
letto che, pochi mesi prima di questo evento, i sovietici avevano
tentato di mettere in orbita una cagnetta, Irina, ma il loro vettore a
carburante ipergolico, assai ambizioso nell'architettura, era esploso
sulla rampa di lancio. La cosa si venne presto a sapere anche in
Occidente e gli anticomunisti ebbero buon gioco nel cavalcare le
campagne di biasimo indette dalle associazioni degli animalisti. Una
famosa copertina di LIFE riportava la foto di un simpatico barboncino,
con sotto la dicitura “anch'io sono una vittima del pericolo rosso”.
Viste con occhi smaliziati è difficile non cogliere il lato grottesco di
queste iniziative, le quali ebbero comunque un forte impatto
sull'opinione pubblica.
Due mesi dopo il maggiore Loon, il colonnello
Dirk Saller compì ben sette orbite prima di rientrare in atmosfera con
la sua “West 2”: -Nell'immensità dello Spazio ho visto Dio- disse nella
sua prima intervista alla stampa.
Le campane delle chiese nel “Mondo
libero” suonarono all'unisono durante i festeggiamenti in onore
dell'astronauta in Times Square.
Oltrecortina tutto taceva.
Efficiente
ed affidabile, il vettore statunitense Venus II veniva intanto
costruito in grande serie, abbandonando la livrea bianca e rossa degli
esploratori spaziali per un cupo blu scuro e sostituendo la capsula
“West” alla sua sommità con testate termonucleari via via sempre più
potenti, in grado di raggiungere in poche decine di minuti ogni parte
del globo.
Dalla base missilistica di 'El Toro', in California,
sempre più spesso partivano satelliti spia dell'Esercito; pesanti ed in
orbita bassa, potevano scrutare ogni dove del territorio sovietico,
palesando l'inattesa debolezza dell'apparato militare comunista.
Io
ero un giovane tenente dell'intelligence britannica, distaccato presso i
nostri cugini americani, e ricordo benissimo l'eccitazione nelle alte
sfere di comando, quando le foto dall'orbita mostrarono come le capacità
di deterrenza dei sovietici fossero affidate ad un numero assai basso
di vetusti bombardieri Tupolev ed a una manciata di ICBM dall'incerta
affidabilità.
Fu allora che i falchi del Pentagono iniziarono a
pensare seriamente alla possibilità di iniziare, e vincere, un conflitto
nucleare.
Il 13 maggio 1962, con un breve volo suborbitale di
quindici minuti, la capsula “Ottobre rosso” fece appena toccare lo
Spazio al cosmonauta Arkady Gorbacho.
Sui giornali occidentali la cosa fu relegata all'interno, fra i fatti minori.
Il
20 giugno dello stesso anno, in un'assolata Dallas, il presidente Nixon
pronunciò lo storico discorso detto “della canna da zucchero”, dove
annunciava l'intenzione di liberare Cuba dal regime comunista se questo
non avesse subito indetto libere elezioni.
Un breve passaggio fu
dedicato anche all'esplorazione spaziale, con la promessa di conquistare
la Luna entro la fine del secolo, per dimostrare la supremazia
tecnologica americana.
Nel corso del 1962 furono lanciate altre tre capsule “West”, con permanenze in orbita sempre maggiori.
Io
osservavo con estrema preoccupazione la progressiva militarizzazione
del programma spaziale americano; ne fanno fede i miei allarmati
rapporti a Londra che potrete trovare fra i file della cartella:
“allegati personali: Gen. Murdock”.
Il febbraio del 1963 vide infine i sovietici raggiungere l'orbita.
In
un gelido mattino, il nuovo vettore 'Armata Rossa' si staccò dalla base
di Baykonur per portare nei cieli la capsula “Spettro del comunismo”.
Il
Kremlino comunicò che, dopo tre giri del Mondo, il maggiore cosmonauta
Vladimir Komarov aveva regolarmente fatto ritorno nella Grande Madre
Russia.
L'assenza di immagini dell'impresa, ed i festeggiamenti
previsti solo per il mese successivo, ci permisero di scatenare una
campagna tesa ad insinuare nel pubblico il dubbio riguardo l'effettivo
successo del volo. Invero noi avevamo potuto seguire ogni comunicazione
fra il cosmonauta e la base, inoltre tutte le telemetrie ci confermarono
le orbite ed il rientro.
Erano altre le cose che non sapevamo, cose che il nostro spionaggio non fu mai in grado di rivelarci.
La
nostra disinformazione lavorò bene, e sono certo che molti di voi, se
non tutti, considerino ancora il volo di Komarov una messinscena.
In
quegli stessi giorni, sulla ABC ed altre emittenti televisive in
syndacation, spopolava la pantomima di un mediocre comico fino ad allora
sconosciuto, un certo Jerry Lewis.
Lewis nei suoi sketch
interpretava uno stralunato cosmonauta, Ivan Ivanovich, perennemente
ubriaco di vodka e costretto a volare su scalcinati macinini tenuti
insieme col fil di ferro. Ogni scenetta terminava con un vistoso e
comico fallimento, al quale seguiva un'inevitabile rieducazione in
Siberia...
Se ne fece anche un film di successo, dove Ivanovich
finiva per sbaglio sulla Luna (!) e veniva salvato dagli americani.
Hollywood ricevette notevoli finanziamenti occulti direttamente dal
Pentagono per tale produzione.
L'esplorazione spaziale passò del
tutto in secondo piano nei mesi seguenti: il 20 aprile 1963 una poderosa
task force statunitense entrò nelle acque territoriali cubane.
L'invasione dell'isola, voluta da Nixon, ebbe successo, anche se
servirono due mesi per spezzarne completamente la resistenza.
La foto del cadavere di Ernesto Guevara, forse morto suicida durante l'ultima resistenza, fece il giro del Mondo.
La
rabbiosa reazione sovietica non fu tenuta in grande considerazione dai
vertici occidentali, oltretutto limitandosi alle sole proteste
diplomatiche ed a qualche velleitaria esercitazione militare ai confini
con la Germania ovest. Il premier russo Dimitri Micoyan divise il Mondo
quando, presentatosi all'ONU, pronunciò la storica frase “Io sono
cubano”, per poi ritirare la propria delegazione dalle Nazioni Unite,
seguito dai rappresentanti di tutti i paesi comunisti.
Lo Spazio
tornò alla ribalta dei media con il lancio della nuova capsula
“Constitution”, il 7 gennaio 1964, capace di portare ben tre astronauti
in orbita. Tutti abbiamo negli occhi le immagini del comandante Gordon
Cooper mentre abbandona la navicella, ben ancorato al massiccio tubo
dell'ossigeno, per librarsi nella prima passeggiata spaziale.
Intanto
avevamo notizia di una grande escalation di voli spaziali sovietici, ma
li consideravano semplici sonde automatiche, di cui non ci
preoccupavamo granché. I nostri satelliti continuavano a mostrarci un
nemico debole, con un esercito tanto elefantiaco quanto obsoleto ed
inefficiente.
Nel tardo 1964 tornai in Gran Bretagna, scoprendo che
anche nella mia patria in molti erano oramai convinti della necessità di
mettere la parola “fine” al comunismo. Nonostante le proteste di una
popolazione sempre più impoverita, gli aeroporti abbandonati dall'ultima
guerra venivano riaperti e stipati dei nuovi, micidiali, bombardieri
atomici “Vulcan”.
In USA, soddisfatti dai successi ottenuti e dalle
enormi ricadute tecnologiche in campo militare, i finanziamenti per la
ricerca spaziale venivano reindirizzati verso l'apparato bellico.
Von
Braun, capo del programma della NASA per portare uomini sulla Luna,
venne estromesso da ogni potere: fu sufficiente ricordare ai giornali il
suo passato nazista, noto da sempre ed ignorato fintanto risultava
utile al progetto.
Il 25 dicembre 1964 dalla Constitution 5, in
orbita a 300 km di quota, un astronauta cappellano dell'aviazione
pronunciò un sermone di fuoco, trasmesso in mondovisione, sulla
necessità di estirpare il male assoluto dell'ateismo comunista dalla
Terra.
I toni apocalittici del sacerdote furono di sinistro presagio.
Nel marzo 1965 la NASA cambiò ancora nome, diventando “USSA”, “United States Space Army”.
Tutti i progetti rientrarono sotto l'assoluta autorità militare.
Sui successivi lanci delle Constitution cadde il riserbo.
Come
avrete letto ovunque, in quel periodo i sovietici tentarono di lanciare
altri cosmonauti nello Spazio, fallendo sempre e riportando gravi
perdite. Tutte le informazioni a riguardo venivano fornite all'Occidente
da una fonte civile, un osservatorio di radio ascolto in Danimarca,
ritenuto dai media affidabile e “super partes”. Anche questa era
disinformazione da noi abilmente pilotata.
I sovietici arrivarono a
smettere di confutare questo fiume di calunnie; ogni smentita serviva
solo a rafforzare la convinzione che fossero stati spazzati via dai
cieli.
Intanto l'Occidente stava cambiando.
Il 3 ottobre 1965,
all'apice del suo secondo mandato, Richard Nixon venne assassinato
durante una visita a Los Angeles. Una granata, lanciata dalla folla che
seguiva il corteo presidenziale, raggiunse la sua Lincoln Continental:
l'esplosione uccise tutti gli occupanti, compresa la first lady ed il
governatore della California, l'ex attore Ronald Reagan.
Venne
immediatamente arrestato un noto esponente della contestazione
giovanile, Allen Ginsberg, accusato di aver armato la mano di alcuni
beatnik dediti alla mariujana ed all'LSD.
Ginsberg non giunse mai al processo: fu trovato morto in cella poche ore dopo il fermo.
Il
vicepresidente, il controverso George Lincoln Rockwell, da sempre
accusato di simpatie neonaziste, giurò alla Casa Bianca due ore dopo
l'attentato, diventando il 36° presidente degli Stati Uniti d'America.
Il 5 ottobre 1965, in un senato blindato, venne emesso quello che è noto
come “Safety Act”; gran parte delle libertà individuali e la libertà di
stampa vennero soppresse: -In questo momento buio per la nazione
dobbiamo assumerci la responsabilità di una scelta tanto impopolare
quanto necessaria- disse di fronte ad un Congresso impietrito ed inerme,
-un mostruoso complotto comunista mondiale sta armando i nostri giovani
contro il proprio stesso paese. Falsi ideali e fiumi di droga stanno
corrompendo le loro menti. Non staremo fermi a guardare questa azione
atta a distruggere quanto i nostri padri fondatori, uomini bianchi
guidati dalla luce di Dio, hanno costruito in quasi duecento anni. I
comunisti stanno utilizzando la popolazione negra e gli immigrati
sudamericani, con stolte promesse di assurde emancipazioni. Tutto questo
grida vendetta a nostro Signore !-
La sera stessa una capsula
Constitution esplose dei proiettili contro un satellite sovietico per le
telecomunicazioni, distruggendolo.
Non troverete in Arpanet, ora Internet, molte informazioni riguardo quel periodo.
Nella
mia amata Gran Bretagna i conservatori si allearono con i neofascisti
del giovane Max Monsley, un ex pilota da corsa, figlio del noto sir
Oswald, già capo del partito fascista inglese prima della guerra. Il
malessere dei proletari inglesi venne abilmente indirizzato contro gli
immigrati: non passava giorno senza che venisse data a fuoco una moschea
od un ristorante indiano. Infine anche le sinagoghe britanniche, come
anni prima nell'Europa continentale, iniziarono a bruciare.
In Italia
un colpo di stato estromise la sinistra dal parlamento. Lo stadio
Olimpico di Roma venne usato come prigione a cielo aperto per decine di
migliaia di oppositori. Molti di loro sparirono nel nulla.
In
Germania ovest come in Giappone, il “Mondo libero” rinunciava a gran
parte della propria sovranità sotto la pressione dei vincitori della
seconda guerra mondiale. Ovunque l'apparato militare veniva rafforzato e
la dissidenza eliminata.
Di contro stava succedendo qualcosa di
strano in Unione Sovietica. Una nuova primavera di libertà prendeva
sorprendentemente piede. Il nuovo premier Andrey Gromiko,
inaspettatamente visti i suoi trascorsi da fedelissimo del regime, varò
riforme economiche e libertarie che diedero nuova spinta al blocco
oltrecortina. Da Praga a Vladivostok milioni di persone tornarono a
sfilare spontaneamente in piazza; stavolta non chiedevano la libertà che
stavano, certo faticosamente, ottenendo... adesso si coalizzavano per
paura del Fascismo nuovamente alle porte di casa.
L'8 settembre 1966,
da Cape Canaveral, adesso ribattezzata Cape Nixon, si alzò in cielo
l'enorme missile Jupiter V: il presidente Rockwell annunciò al Mondo che
il primo modulo della nuova stazione spaziale permanente da
combattimento, l'enorme “Liberty”, era in orbita a difesa dei valori
americani e, dunque, mondiali. “Agiamo in Cristo” era scritto sullo
scafo.
Il 1967 iniziò con lo smantellamento del muro di Berlino. Ad Occidente la gioia fu contenuta.
I
profughi dall'Est furono pochi, mentre si osservò una paradossale
diaspora di gente annientata dalla continua crisi economica, nonché
dalla costante riduzione delle libertà, verso la Germania democratica.
Nel maggio 1967, in una notte, venne tirato su un nuovo sbarramento
divisorio, questa volta dagli occidentali: -E' necessario difendersi
dalla contaminazione comunista- affermò seccamente Rockwell all'oramai
addestrata stampa mondiale.
Forse vi chiederete cosa c'entri tutto
questo con l'astronautica, magari troverete questa video conferenza
d'introduzione tediosa... ma per quanto sia ozioso, chiedersi cosa
sarebbe successo in un diverso contesto politico è lecito.
So che è
difficile, ma provate ad immaginare uno Spazio smilitarizzato, satelliti
per le comunicazioni atti a portare libera informazione in ogni dove,
sonde per l'esplorazione scientifica verso gli altri pianeti del Sistema
Solare... immaginate tutte le conoscenze che potevamo acquisire e che
non furono.
L'America che vide l'alba del 1968 non era che la pallida
immagine riflessa del paese guida della democrazia di un tempo.
Squadracce prezzolate aggredivano i giovani hippies, rasandogli i
capelli fra il pubblico ludibrio e pestandoli a sangue ogni qual volta
provavano a radunarsi per una manifestazione od un concerto. In migliaia
vennero arruolati a forza e spediti a combattere nelle insanguinate
risaie del Vietnam e del fronte riaperto in Corea.
Il 16 luglio 1968,
dopo una serie di dieci lanci dello Jupiter V coronati dal successo, il
presidente Rockwell dichiarò terminata ed operativa la stazione
“Liberty”. Simile ad una ruota dal raggio di 30 metri, non si mancò di
sottolineare la presenza a bordo di 50 sofisticate testate
termonucleari, in grado di raggiungere l'Unione Sovietica in meno di
dieci minuti.
-Se mai osassero attaccarci- affermò sorridendo il
presidente, intervistato in televisione dal famoso giornalista Walter
Cronkite -per noi sarà come tirare sassi da un cavalcavia.-
L'aver
assunto posizioni contrarie a questo nuovo ordine mondiale mi fu
ripagato con un avanzamento di grado, ed un trasferimento immediato
presso un nostro centro d'ascolto spaziale nel desolato entroterra
australiano.
Insieme a pochi altri paria, passavo giorni e notti ad
ascoltare ed a tracciare tutto quanto veniva dal cielo: fu così che ebbi
modo di conoscere l'assoluta verità degli ultimi fatti.
Era il 20 novembre 1968.
Gli
osservatori sismici ai confini del Kazakistan rilevarono una scossa
tellurica, compatibile con una esplosione nucleare di media intensità,
epicentro a Baykonur.
Immediatamente si pensò ad un qualche
catastrofico fallimento di un lancio sovietico, senonché testimonianze
dirette, ed inequivocabili tracce radar, segnalarono l'arrivo in orbita
di un grosso ordigno. Andammo in fibrillazione e dopo pochi minuti
eravamo già a DEFCON 2.
Seguimmo con paura quell'oggetto, che si
muoveva ad una velocità mai vista prima tanto che, dopo due orbite,
abbandonò la Terra e si mosse verso lo spazio profondo.
Verso la Luna.
Già mi sembra di vedervi ridacchiare... “Ancora la bufala dei Russi sulla Luna !” Ecco cosa state pensando.
Ma
io ho le prove, le abbiamo sempre avute, e soltanto adesso la nuova
situazione politica della nostra coalizione ci ha permesso di
desecretare i molti documenti in nostro possesso: le prove
inequivocabili di quanto successe davvero.
Per due interi giorni
potei seguire i collegamenti in chiaro fra la navicella sovietica
“LK-700” e le basi di rilevamento a terra. I russi avevano lanciato,
grazie ad un enorme vettore con l'ultimo stadio a propulsione nucleare,
una grande navetta a quattro posti che, raggiunta la via di fuga, aveva
iniziato un veloce viaggio verso il nostro satellite.
Li ascoltammo
con eccitazione crescente. Tememmo per loro quando il comandante della
missione, il colonnello Yuri Gagarin, comunicava qualche piccolo
intoppo. Pregammo addirittura quando iniziarono la discesa verticale
verso la desolazione selenita.
La radio e la tv moscovita, con
un'azione senza precedenti, trasmettevano in diretta al Mondo la grande
impresa in corso ma, da noi, la cosa veniva derisa e giudicata, da
stampa e televisione, una ridicola burla di un paese oramai alle corde.
Alle
ore 21 (Tutti gli orari riportati sono GMT: ora di Greenwich) del 23
novembre 1968, la LK-700 posò le sue quattro zampe telescopiche sul
“Mare della tranquillità”. Alle 21.34 il comandante Gagarin scese con
attenzione la lunga scaletta e lasciò la sua storica impronta sul suolo
lunare: -Visito questo mondo ma non ne prendo possesso- disse -siamo
uomini fra gli uomini, e veniamo in pace.-
Nessuno in occidente poté
seguire la diretta televisiva, rilanciata alla Terra da un piccolo
satellite lasciato in orbita lunare dalla nave spaziale sovietica, ma
furono ugualmente in molti ad alzare lo sguardo verso il cielo,
interrogandosi se davvero qualcuno stava camminando su quell'astro
vicino e luminoso.
Non vi fu tempo per sognare, ed il resto lo conoscete tutti fin troppo bene.
Alle 02:43 del 24 novembre, il presidente Rockwell dichiarò DEFCON 1 ed attivò i codici dell'attacco nucleare.
Convinti
di avere facile gioco, la nostra prima ondata d'attacco si limitò a
poche decine di testate termonucleari; secondo le previsioni queste
avrebbero completamente distrutto ogni capacità sovietica di reagire,
eliminando per sempre il pericolo comunista.
Ma avevamo fatto gravi errori di valutazione.
I
nostri satelliti spia ci avevano fatto vedere tutto, ma non per questo
eravamo sempre stati in grado di capire cosa vedevamo… Una nuova
generazione di scienziati, più liberi dei loro predecessori e ben
motivati, avevano lavorato con successo a soluzioni difensive
incredibilmente efficienti. Decine di potenti laser, basati a Terra e su
navi oceanografiche apparentemente innocue, spazzarono via la grande
maggioranza dei nostri ICBM mentre erano ancora in ascesa. Gli impulsi
elettromagnetici delle gigantesche esplosioni nella stratosfera
bruciarono i circuiti elettrici non protetti dell'intero pianeta.
Là dov'era notte, il buio accompagnò la paura.
I
satelliti smisero di funzionare e, inerte, l'inutile stazione Liberty
iniziò una lenta parabola discendente verso gli alti strati
dell'atmosfera, dove sarebbe bruciata pochi giorni dopo.
L'Unione
Sovietica venne comunque duramente colpita, ma fece in tempo a scaricare
gran parte del suo arsenale su di noi. Una nostra ulteriore risposta fu
tardiva ed in gran parte inefficace.
Venimmo anche colpiti
dall'attacco, inutile e suicida, di molte navette “Spettro del
comunismo”, in effetti degli efficienti bombardieri antipoidali.
Come
è noto, la guerra viene universalmente considerata conclusa alle ore 18
del 24 novembre quando, attraverso linee telefoniche superprotette, i
sopravvissuti dei vertici dei due schieramenti poterono concordare un
armistizio, che tuttora perdura.
Rockwell era morto poche ore prima, disintegrato col suo aereo presidenziale.
Mentre
il Mondo bruciava miliardi di vite, quattro cosmonauti sulla Luna, tre
uomini ed una donna, impotenti, rimasero a guardare. Di loro ci
rimangono poche sbiadite immagini radiotrasmesse, che a lungo la
propaganda e l'odio vi hanno fatto credere esser false.
Inoltre non
sapete che esiste un triste, laconico messaggio rispedito a terra in una
piccola sonda, miracolosamente recuperata intatta nei primi anni 80.
-Non
abbiamo proclami, non abbiamo parole da dire né poesie da recitare.
Siamo venuti sulla Luna per dimostrare che l'uomo poteva farlo, che
potevamo fare ben altro che ucciderci in nome di ideologie già vecchie
nel momento stesso in cui vengono enunciate... O di divinità che, se
esistono davvero, devono essere feroci... oppure incapaci di difendersi
dai propri stessi credenti.
In questo momento noi rappresentiamo solo il nostro fallimento.
Abbiamo
un'autonomia di circa un mese; ripartiremo da questo satellite ma non
torneremo da voi. Siamo tutti d'accordo che punteremo la prua verso lo
spazio esterno; i nostri motori ci consentono di raggiungere la via di
fuga da questo sistema solare. Ci perderemo nel nulla, ad eterna
testimonianza di quel che potevamo essere... e della nostra stupidità.-
Dalla LK-700 non giunse altro.
Sono
un sopravvissuto, nonché uno degli uomini più anziani al Mondo, che non
vuole andarsene prima di aver lasciato qualcosa di concreto a questa
nuova, giovane umanità che, si spera, saprà fare meglio delle
precedenti. La cosa migliore che ci hanno lasciato i militari, Arpanet,
Internet come dite adesso, ci ha permesso di rimanere in contatto e di
mantenere la luce della conoscenza. Molto è andato perduto, ma molto è
stato recuperato. L'Unione anglo americana, secondo l'ultimo censimento
del 2011, è forte oramai di ben sei milioni di abitanti. Si calcola che
nel resto del Mondo vivano in condizioni sufficientemente buone
perlomeno altri trenta milioni di individui, sparsi fra la coalizione
orientale ed il poco che resta della così detta “Bundes europea”.
Con
questo video ho voluto introdurvi ad un enorme database, al quale da
oggi potrete tutti accedere liberamente. Vi sono tutte le informazioni
che abbiamo potuto recuperare dalla catastrofe riguardo la tecnica del
volo spaziale. Vi troverete migliaia di libri, articoli, testimonianze
civili e militari, progetti e sogni...
La nostra unica richiesta è di farne copia e diffusione, di far si che questo Sapere non rischi di andare perduto.
Attualmente l'orbita è un posto pericoloso, pieno di milioni di detriti
non ancora ricaduti a terra, dove sarebbe quasi impossibile tornare
senza rischiare drammatiche collisioni.
Ma prima o poi ci rimetteremo piede, e stavolta dovremo fare in modo che le cose vadano diversamente.
Il prossimo uomo ad arrivare in orbita non dovrà rimanere a guardare la Terra dall'alto, dovrà guardarle oltre.
C'è
l'assoluta necessità che decenni di ricerca non vadano perduti, è
fondamentale che si formino nuove generazioni di ingegneri, di fisici,
di esploratori.
Perché ne avremo bisogno, fra cento anni o poco più,
quando la radioattività sarà tornata a livelli sopportabili... e potremo
uscire dal sottosuolo per guardare nuovamente il cielo.