giovedì 6 agosto 2015

Hiroshima: 70 anni fa




Prevedibile parlare della prima bomba atomica nell'anniversario del suo utilizzo: 70 anni fa, il 6 agosto del 1945, un bombardiere B-29 statunitense sganciò sulla città giapponese di Hiroshima un ordigno nucleare, che provocò la distruzione totale di gran parte dell'area cittadina e la morte immediata di un numero mai accertato di persone, comunque non meno di 70.000, seguite da molte altre decine di migliaia nei giorni successivi, per gli effetti della detonazione in se e delle radiazioni. Ancora meno chiara è l'effettiva entità dei decessi avutisi negli anni successivi, per cause correlate alla contaminazione nucleare, concretizzatesi nell'insorgenza di cancro, soprattutto leucemie: si parla comunque di altre decine di migliaia di vittime.
Tre giorni dopo un'altra bomba atomica colpì la città di Nagasaki, con effetti distruttivi di poco inferiori, motivati da una morfologia del terreno più accidentata, che in parte impedì la piena espansione della deflagrazione.
E' bene ricordare che, in effetti, la bomba di Hiroshima non fu la prima: il 16 luglio dello stesso anno era stato fatto detonare un altro ordigno, ad Alamogordo in New Mexico, per testare la potenza di questa nuova arma: il cosiddetto 'Trinity test'.

Non è mia intenzione parlare degli aspetti storici, etici e geopolitici di questi primi e finora unici bombardamenti nucleari, perlomeno non in questo post.

Vorrei soltanto far notare un aspetto poco chiaro al grande pubblico: da un punto di vista tecnico-scientifico, la resa dell'ordigno su Hiroshima fu pressoché fallimentare.

E' noto che un'esplosione nucleare si ottiene raggruppando una sufficiente quantità di materiale fissile, ovvero materiale radioattivo dal nucleo fortemente instabile, quali l'Uranio 235 od il Plutonio 239; quantità tale da permettere il raggiungimento della così detta 'massa critica', che diventando 'super critica' va in fissione e libera l'enorme potenza che definiamo come 'esplosione nucleare'.
qui un semplice approfondimento

Le bombe di Alamogordo e di Nagasaki usavano il plutonio, ottenendo la fissione con lo schiacciamento di due semisfere di questo materiale grazie ad un complesso sistema di implosione tramite esplosivi convenzionali ad alto potenziale: a tutt'oggi è lo standard. Da notare che, dagli anni 50, le bombe a fissione tout court divennero sempre meno importanti come arma in se, diventando parte fondamentale delle nuove, e ben più distruttive, bombe 'all'idrogeno', ovvero diventarono l'innesco di un processo nucleare detto fusione.
brevi cenni sulle bombe a fusione

L'ordigno di Hiroshima, del tutto sperimentale e figlio della fretta, utilizzava l'Uranio 235 ed un sistema detto 'detonazione a proiettile' (gun type) per ottenere la massa critica.
Tale sistema risulta oggi obsoleto e da tempo abbandonato.
In effetti l'ordigno ebbe una resa mediocre in quanto, dei circa 64 kg di Uranio 235 utilizzati, soltanto una percentuale fra l'1,5 ed il 2 % entrò effettivamente in fissione: il resto venne spazzato via dall'esplosione, vaporizzato.
Questo fu comunque sufficiente ad ottenere una deflagrazione di potenza pari a circa 17-20 kiloton, l'equivalente di circa 17.000-20.000 tonnellate di tritolo.

Negli ordigni a plutonio, già con le rudimentali tecnologie dell'epoca si raggiungeva un'efficienza del 15 % circa, ovvero il 15 % del materiale fissile entrava effettivamente in condizione supercritica: la bomba di Nagasaki era caricata con soli 7 kg di plutonio e si calcola sprigionò l'equivalente di 25 kiloton.

Possiamo definire in molti modi la bomba di Hiroshima e può sembrare paradossale ricordare che, da un punto di vista tecnico, fu un discreto, per quanto atteso, fallimento...

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