lunedì 30 marzo 2015

Una diversa prospettiva

Altro che Walking dead… La paura più concreta nasce dal guardare, cambiando punto di vista, quello che diamo per scontato, soprattutto quando lo riteniamo a prescindere bello/rassicurante/innocuo/familiare.

E' un po' che gira in rete…
Qualcuno ha semplicemente preso un fermo immagine dalla ben nota trasmissione per bambini britannica, l'ha convertita in B/N e fortemente contrastata… dieci secondi di lavoro.
Il risultato è assolutamente orrorifico.

Ora… proviamo ad immaginare che, forse, il pericolo più grande non stia tanto in quel che non conosciamo, quanto in quel che crediamo di conoscere...

sabato 28 marzo 2015

Amicizie pericolose

             
In questa lunga e stressante notte, il pensiero va alle molte insidie, ai tanti personaggi pericolosi che ho conosciuto in vita mia. Per puro miracolo sono riuscito a rimanere sulla linea di mezzeria fra la tranquilla mediocrità ed il lato oscuro... affascinante ma senza ritorno, soprattutto perché mi brucio sempre le dita con l'accendino e non ritrovo mai la strada nel buio.
Ricordo una sera di tanti anni fa. 
Feci appena in tempo a frenare l'auto, che si intraversò in quella strada buia, evitando di pochi centimetri un furgone porta valori oramai in fiamme. I tre tipi salirono sulla mia macchina senza che avessi il tempo di aprire bocca. Pochi secondi dopo ci stavamo allontanando ad alta velocità. Una P38 sventolata sotto il mio naso fu un ottimo incentivo; la mia A112 sembrava una Ferrari.
Conobbi così la banda dell'isolotto, guidata dal noto 'artista del kalashnikov'.
Lui, proprio lui, sanguinava copiosamente sul sedile di dietro, rovinando irrimediabilmente gli interni in finta plastica FIAT. 
Con l'aiuto del buio mi obbligarono a nasconderli in casa mia, non troppo distante.
Due sacchi pieni di banconote di grosso taglio furono buttati distrattamente sul pavimento dell'ingresso, mentre i complici adagiavano il noto criminale sul divano, ignorando le mie proteste . 
-Sentite che odore di cadavere… è troppo tardi per salvarlo…
Lo sgherro scuoteva disperatamente la testa mentre proferiva queste parole.
Evitai di fargli presente che avevano sdraiato il boss su una montagna di biancheria sporca, in attesa da un mese che mi decidessi ad andare in lavanderia.
La situazione si rivelò meno importante di quanto sembrasse; il colpo aveva perforato una spalla ma senza ledere organi importanti. Mi improvvisai chirurgo, usando delle vecchie pinzette da modellista, ed estrassi la pallottola, mentre l'innominabile si stordiva con tutti i superalcolici presenti nella mia vetrinetta. 
La sutura venne bene, cosa che non mi era mai riuscita prima con i bottoni delle camicie. 
I tirapiedi sorridevano vedendolo migliorare: mi tiravano delle gran pacche sulle spalle, soddisfatti, finché non finirono di esprimermi la loro gioia con un'amichevole bastonata.
Tempo dopo mi risvegliai dolorante: la casa era in condizioni terribili, sangue ovunque e bottiglie vuote, ma sul tavolo faceva bella mostra di se un bel mucchio di banconote.
Rimasi contrariato scoprendo che si trattava di centinaia di miniassegni scaduti negli anni 70, dal valore nominale fra le 50 e le 200 lire.
Ne ricavai una piccola fortuna fra i collezionisti che, pensando al futuro, investii in bond argentini. 'L'artista', noto anche come 'lo scozzese', rimaneva in debito con me di diverse bottiglie di whisky, una di Rosso Antico ed un flacone di Idraulico liquido.
Anni dopo venni a sapere che era morto investito da una trebbiatrice.
Molto peggio l'incontro con Luigi Topo, famoso capo bastone del quartiere 'Zenzero' di Enna marittima.
Era un mafioso senza pietà, noto per le sue pratiche crudeli. Confinato al nord, continuava comunque a pretendere il pizzo anche dai commercianti della sua nuova residenza. Spesso il pizzo non gli era sufficiente, pretendeva anche lavori a maglia ed uncinetto. Conosciuto come 'Gigio', aveva avuto una certa fortuna in tv da giovane, prima di darsi alla criminalità organizzata. Lo conobbi in un pub: fui invitato a forza al suo tavolo, stretto fra le grinfie dei suoi sette picciotti, strani personaggi di bassa statura, armati di piccone.
Grande il mio stupore vedendo il boss in lacrime. 
A quanto pare ero la copia perfetta di un suo fratello, ucciso e sciolto nello shampoo anni prima da una banda rivale. 
Iniziò così un lungo periodo che, ancor oggi, tento di dimenticare. Mi portava sempre con se, urlando al mondo che suo fratello era ancora vivo e lottava insieme a lui.
Vestito con un gessato drop sette ed un Borsalino grigio, con un mitra Thompson sottobraccio, uccisi migliaia di uomini sulla Playstation per prepararmi ad una luminosa carriera criminale.
Ero ormai pronto per la prima azione, un assalto alla Banca Popolare di Menate Lungamente, in Longobardia, quando il mio nuovo fratello rimase vittima di uno tsunami sulla costa amalfitana.
Riuscii a scappare, travestendomi da entrenause su di una nave da crociera che faceva la linea Cagliari-Cagliari. Furono mesi interessanti, nei quali conobbi gente curiosa. C'era un giovane brianzolo, ad esempio, che suonava il piano e cantava in francese.  Amava farsi accompagnare alle tastiere da un ex socialista. Quest'ultimo non era molto brillante: la sua voce stridula e la tendenza ad insultare i presenti non erano granché piacevoli, ma il continuo lancio di monetine dal pubblico al suo indirizzo incideva notevolmente sugli introiti della serata.
Il brianzolo amava la vita, soprattutto quelle che la facevano. Fu abbandonato su di un iceberg dopo aver tastato il culo ad una delle mogli dell'Aga Khan. Ho sentito dire che ha comunque fatto fortuna.
Anni dopo, quando oramai credevo che la mia vita fosse tornata su binari normali, mi trovai ancora in situazioni imbarazzanti, come quella volta che feci il trafficante internazionale di colla da carta per il cartello di Fabriano… 
Ma di questo, eventualmente, ne parleremo un'altra volta.

Lasciatevi conquistare

Finalmente c'é chi parla chiaro !  Basta scervellarsi in cabina elettorale, affidatevi a chi sa cosa è necessario fare !


Les Revenants


Les Revenants (prima stagione: 2012)

In Francia si producono dei buoni film, ed una nutrita serie di serie tv che, però, raramente escono da parametri in voga anche in Italia... polizieschi, polizieschi, polizieschi... qualche commediola giovanilistica assai sciocchina ed ancora polizieschi...
Due palle...
Perlomeno non hanno la fissa tutta italiana per i preti investigatori...
Considerando che da noi, è un mio vecchio cavallo di battaglia, funzionano solamente dottori-preti-poliziotti... se un domani faranno prendere la laurea in medicina a Don Matteo avremo il telefilm definitivo !
Una cosa che da noi proprio non funziona è il fantastico e/o fantascientifico, se non virato in satira pecoreccia, cosa che proprio non sopporto.
Ma i francesi osano più di noi... ed ecco che nel 2012 esce questa serie tv, otto episodi, che ci ripropone, decenni dopo Belfagor, un'insospettabile capacità dei nostri cugini d'oltralpe di fare della tv 'fantastica' ed inquietante.
Me lo sono bruciato in pochi giorni.
Da dire subito che è ben girato, senza leziosi virtuosismi, e ci trasporta subito in un territorio oscuro, dalle atmosfere rarefatte, con situazioni che a qualcuno hanno richiamato sia il vecchio 'Twin Peaks' che il recente 'Lost'. Fortunatamente non sembra abbiano preso la strada di quest'ultimo, che ha presto finito per incartarsi, sfociando nel ridicolo.
Nei film americani degli anni 50, il mistero si manifestava subdolo in piccoli paesi lontani dalle vie di comunicazione più battute, idem qui assistiamo ad un lento procedere di eventi irrazionali, che questa prima stagione ha il buon senso di non spiegarci e che coinvolgono la piccola e annoiata comunità di una cittadina fra le Alpi, ai piedi di una grande diga.
Tutto si apre con una ragazza, una quindicenne di nome Camille, che si ritrova inspiegabilmente sola per strada a qualche chilometro da casa. Cammina fino alla sua abitazione e, assai affamata, entra in cucina per farsi un panino, spiegando alla mamma attonita di non sapere per quale motivo si sia improvvisamente ritrovata distante da casa. La madre la guarda e l'ascolta, come paralizzata... perché Camille è morta quattro anni prima in un incidente stradale.
Non sarà l'unica 'a tornare'.
Fra atmosfere rarefatte e continui riferimenti ad un'apocalisse imminente, è un'opera davvero intrigante, che mi dicono tratta da un film omonimo del 2004.
La presenza di alcune scene di nudo integrale ed un linguaggio piuttosto esplicito (aggiungerei che i personaggi fumano spesso e volentieri) ne fanno un prodotto difficilmente esportabile negli Stati Uniti. infatti gli americani ne hanno acquistato i diritti, per produrne una propria versione: la prima stagione USA è attualmente in programmazione e, pur se con molto scetticismo, prima o poi gli darò un'occhiata. Sempre gli americani hanno già in programmazione da un paio d'anni una serie, Resurrection, molto simile nell'assunto, al limite del plagio, che ho tranquillamente abbandonato dopo alcune puntate: pressoché inguardabile.
Attori molto bravi, sceneggiatura robusta… l'attesa seconda stagione arriverà finalmente in questo 2015. Aspetto con curiosità: la carne al fuoco è molta ed il rischio di scivolare nella cazzata... altissimo...
Ah... grande colonna sonora dei Mogwai.

Red Tails



Red Tail (2012)


Beh, più o meno quel che mi aspettavo... una pellicola che a noi 'scafati' lascia con l'amaro in bocca.
La storia di questi primi aviatori di colore è, tutto sommato, abbastanza rispettata nelle linee generali, pur con le ovvie semplificazioni ed una forzata attenzione alla spettacolarità.
Altre cose, però, non funzionano affatto.
Innanzi tutto, nella (peggior) tradizione dei film di guerra, i personaggi sono alquanto stereotipati, quando non tagliati con l'accetta.
Paradossalmente pure certi luoghi comuni sulla gente di colore che, come ironizza Caparezza, 'ha il ritmo nel sangue ed il pisello grande'.
L'ambientazione è discutibile... i ns eroi pare si muovano solo da Bari, arrivando da qui tranquillamente ovunque (Romania, Berlino, etc etc...)
Peraltro, perdonate l'ignoranza geografica, ma esiste un paese come questo sulla costa pugliese ?

Domanda ovviamente retorica...







Peggio del paese 'pugliese', questo tipico (?) borgo laziale, dal quale si evince che Heidi fosse ciociara.




In ogni caso uno dei ns eroi trova senza problemi, in un secondo, la fidanzata italiana... eccolo al primo appuntamento, con tanto di madre di lei presente: sono tutti contentissimi !
Consiglio vivamente di sentire il film in lingua originale: l'italiano parlato dalle due donne è spassoso.


Dimenticavo... gli italiani sembrano tutti dei bravi poveracci, sempre col mulo a fianco ed il fiasco in mano.

Ma la vera dolente nota, come prevedibile, sono i combattimenti aerei...
La grafica è eccellente, non per niente è un film della Lucas, che la grafica computerizzata si può dire l'abbia inventata, ma...

A fronte di scene come questa...


...vediamo fior di combattimenti dove tutti se ne fregano alquanto della gravità e della balistica: sembra di vedere Guerre Stellari. Quando noi modellisti (dai, che lo facciamo in molti...) facciamo volteggiare i ns modelli, ben stretti fra le mani, siamo forse inconsapevolmente più realistici...

I Red Tails, prima su P-40 e poi su P-51 (saltando a piè pari P-39 e P-47, ma è normale...), sono dei veri fulmini di guerra. I tedeschi non mettono praticamente a segno un colpo, mentre i ns eroi sono indistinguibili da Rambo: treni, cacciatorpediniere, Me 109 e Me 262... tutto cade implacabilmente sotto i loro colpi.

A proposito... i colpi... pare che le munizioni non gli finiscano mai: ecco l'arma segreta che ha fatto vincere gli americani !!!

Un P-40, senza dubbio ben reso dalla grafica computerizzata:


per quando riguarda i tedeschi... ci siamo poco...
Forse è stata una scelta precisa quella di dargli una caratterizzazione irrealistica, comunque…



Ecco un Me 109, come lo immaginano nel 1944:


           Ed un fantascientifico 262 a coda gialla...



Vabbé... la storia si lascia comunque seguire, pur se, soprattutto sul finale, scivola pericolosamente verso la retorica più banale.
Non si può dire che questo film svolga un gran servizio in memoria degli Tuskgee airmen. Coraggiosi ragazzi che hanno subito a lungo colpevoli amnesie da parte della storiografia ufficiale, salvo ritrovarsi oggi incensati oltre il limite del ridicolo: il senso di colpa comporta spesso imbarazzanti tentativi di rappacificazione…
Critiche unanimemente negative.
Flop in USA, nonostante una buona partenza. Mai distribuito in Italia.
Per saperne di più delle vere 'Code rosse'…
http://it.wikipedia.org/wiki/Tuskegee_Airmen

World invasion: Battle Los Angeles

Appunti a freddo su vecchi film.



World invasion: Battle Los Angeles (2011)

Che dire...
...scordatevi introspezioni, trame complicate e 'messaggi' di qualsivoglia tipo. Il film è una celebrazione esplicita del corpo dei Marines, ed è intriso di pesante retorica. Volendo in questa invasione aliena si potrebbero trovare svariate metafore anche se ho il sospetto siano al più involontarie.
Che resta ? Beh, un film piacevole, adrenalina pura per un paio d'ore. Pochi dialoghi ed azione a mille. Qualcuno l'ha definito 'Black Hawk down con gli alieni': c'è del vero. Stupefacenti gli effetti speciali, oramai prossimi ad essere indistinguibili dal vero. Rivederlo in blu ray e con l'Home theatre a palla deve essere molto soddisfacente.
Ricapitolando:
Valore come 'opera cinematografica': lasciamo perdere...
Originalità: non pervenuta...
Trama: scherziamo ?!
Capacità d'intrattenimento: alta
Messa in scena: validissima
Ci si diverte.

venerdì 27 marzo 2015

Star Trek si è perso

Ci torno un po su…  
Odio questi film.
Con tutti i suoi limiti 'Star Trek', nelle sue varie incarnazioni (compreso le più infelici, ovvero quelle cinematografiche), è forse stata l'unica vera e propria 'epica' partorita dal XX° secolo. Con alti e bassi nessuna delle cinque serie televisive ha tradito il pensiero di quel genio che corrispondeva al nome di Gene Roddenberry. Con i suoi pianeti colorati su lastre di vetro e con le sue astronavi di cartone Gene ci trasportò in un Universo utopico, nobilitando l'intrattenimento televisivo 'di fantascienza' con tematiche normalmente precluse alle altre trasmissioni 'realistiche' ('realismo', la grande menzogna). Già negli anni 60' ci parlò di razzismo, di guerre stupide, di amicizia e rispetto fra culture diverse. Fece sparire il manicheismo tipico delle produzioni di allora, ci mostrò che l'uomo poteva sopravvivere all'incubo atomico imperante e che, tesi spaventosa per molti, poteva evolvere con l'unione d'intenti, con la parola usata PRIMA dei phaser, con la curiosità, con l'amicizia come unico vero 'scudo di forza' contro un cosmo freddo e sconosciuto. Dopo l'esperienza della serie originale passarono molti anni, ma le successive imprese, nate negli anni 80' e sopravvissute alla morte dell'uomo da cui partì il tutto, non fecero che rafforzare e definire quest'Universo utopico, dove la 'terrestre' era soltanto una delle mille razze del cosmo, una delle più giovani e desiderose d'imparare.
La 'Next generation' di Picard ci spiegò il rispetto e la diplomazia, declinando in modo a volte fin troppo zuccheroso le potenzialità dell'Uomo evoluto, che ha messo da parte 'Dio' insieme ad i conflitti fratricidi.
'Voyager' unisce l'avventura tout court al pensiero, raramente banale, di come sopravvivere senza dimenticare i propri principi. 'Deep space nine' (la mia preferita in assoluto), serie 'tridimensionale' come poche altre, preferisce indagare nel cosmo interiore piuttosto che in quello macroscopico e ci ricorda che il 'lato oscuro', per quanto sopito, non può, ne forse dovrà mai, essere espiantato del tutto.
'Enterprise', giunta ormai in tempi 'tardi', è stata un'occasione in gran parte sprecata, un'astronave incapace di abbandonare l'orbita, in bilico fra puro intrattenimento e velleità frustrate.
Dopo il fallimento dell'ultimo film, lo sciagurato 'Nemesis', speravo francamente che la parabola ormai chiusa tale rimanesse. Un bel ricordo, un 'marchio' con enormi potenzialità in attesa (forse) di tempi migliori, più civili, dove lo zeitgeist post 11 settembre, caratterizzato dalla paura ad oltranza e dalla rivincita dell'irrazionale magico tornasse ad essere sostituito dalla voglia di crescere e dalla curiosità di vedere cosa c'é oltre quella collina.
Invece...
Invece arriva il signor J.J. Abrams, acclamato venditore di fumo, di complotti, di paure.
Il suo scopo è da subito chiaro, con l'hybris che lo contraddistingue butta a mare 40 e rotti anni di Star Trek, salvandone soltanto gli aspetti esteriori, quelli subito riconoscibili da chi, mai interessato ad approfondire, considera la 'fantascienza' un mero intrattenimento sciocchino, pieno di effetti speciali ed esplosioni, ottimo per passare un po' di tempo prima di mangiarsi una pizza e bere una birretta con gli amici.
J.J. non solo ignora il retroterra Trek, ma lo 'formatta', ci viene a dire: -'Hey ! Tutto quel che avete visto di ST è LOST, ora che comando io...'
Dunque cosa ci propina ? Un paio di filmetti simpatici, ma per nulla diversi da mille altri. Esplosioni, simil kung fu al rallenty, cattivi (ma cattivi, eh !) che agiscono nel solito modo stupido ed irrazionale, uno Spock senile che non si preoccupa granché della distruzione del suo pianeta, quando in passato sarebbe tornato indietro nel tempo anche per salvare un gattino spiaccicato per strada, un giovane Spock dal pon'far permanente (già, non c'era il Viagra ai tempi di Roddenberry), teletrasporti ultrapianetari (allora buttiamole via le navi, a che servono ?) e tanto spettacolo fine a se stesso. Banalizzazioni, macchiette e la stessa profondità raggiungibile da una scatola di polistirolo vuota sull'acqua. La Federazione perde tutta la sua solennità per apparire come un branco di dilettanti allo sbaraglio, la 'logica' dietro le antiche invenzioni di sceneggiatura, per rendere comunque plausibile ciò che tale non è, sono bypassate. Anche il citazionismo è sterile... e se la 'maglietta rossa' muore subito non per questo stiamo guardando del 'vero Star trek'... Si è cancellata una saga senza avere, come sarebbe stato necessario, il coraggio di fare qualcosa di ugualmente epico e contemporaneamente diverso. Il XXI' secolo lo vediamo molto più nell'assurdità di un Kirk che fa sesso (?) con la partner vestita, così non rischiamo censure, piuttosto che nei pur rimarchevoli effetti speciali.
Un'occasione molto più che mancata, un vero 'porcellum' nei confronti della memoria del 'grande uccello della galassia' (Gene Roddenberry) ad uso e consumo degli sgranocchiatori di pop corn.
Trovo sia un grande mistero come queste pellicolette possano essere piaciute a tanti che si dicono appassionati di Star Trek... Beh, a J.J. piacciono i misteri, con cui condisce ogni sua produzione, salvo poi dimenticarsi di darne spiegazione o, più spesso, mandando tutto in vacca.
Citando una battuta ormai 'vecchia' in rete: anche se J.J. ha formattato l'Universo Trek che conosciamo, per fortuna la mia memoria (e la collezione in DVD) non sembra averne risentito...

lunedì 23 marzo 2015

Modellismo: il D.H. 88 Comet racer

Adoro il modellismo statico...
Come molti della mia generazione, da ragazzino mi piaceva impiastricciare kit con colla e pittura.
Effettivamente già allora mi accorsi che le mie velleità artistiche... tali erano.
Dopo una trentina d'anni dall'ultimo modello, a fine 2008 decisi di tornare ad intraprendere quest'hobby,  nel frattempo diventato ad appannaggio pressochè completo dei soli adulti.
Ovviamente la mia passione per la storia, e per l'aviazione, sono state propedeutiche.
Dopo qualche anno di modelli posso tirare le somme: ero, sono e continuerò ad essere un modellista davvero scadente !
Vabbé... mostre e confronti non mi interessano, non sono ne alla mia portata ne mai state fra i miei interessi.
Mi diverto, tanto basta.

Una delle ultime realizzazioni è stata questo terzetto, costruito in contemporanea, riproducente tutti i D.H. 88 Comet che, nel 1934, parteciparono ad una corsa a tappe fra l'Inghilterra e l'Australia.
Qui la storia di questo affascinante aereo:
Il Comet racer

La scelta è quasi obbligatoria... l'unico kit tuttora disponibile è il vetusto Airfix in 1:72. Si tratta di uno stampo che, ad esser buoni, si potrebbe definire approssimativo. In effetti esiste anche uno stampo della scomparsa Frog, decisamente migliore ma pressochè introvabile.
Il kit Airfix è del... 1957: definirlo vintage è d'obbligo.
Per fortuna adoro costruire questi vecchi stampi senza speranza...

Ho fatto le modifiche minime, senza imbarcarmi in ricostruzioni radicali non alla mia portata.
Fondamentalmente ho aperto l'abitacolo, inesistente nel kit (c'erano delle orripilanti teste di pilota affioranti dal nulla...), e l'ho completamente costruito ex novo.

Da segnalare che, dopo queste foto, ho modificato i contrappesi aggiunti alle superfici degli equilibratori, che qui avevo erroneamente incollato sulla parte fissa... che fesso !

I canopy, visto che gli originali erano inutilizzabili per forma e spessore, li ho termoformati.

Per primo il rosso 'Grosvenor House', che vinse la gara suddetta, non senza polemiche.
Vi ho sperimentato, con soddisfazione, il mio primo Vallejo air, colore acrilico pensato per l'uso ad aerografo senza ulteriore diluizione.






Poi il G-ACSR, che giunse quarto al traguardo.
Qui ho usato un Vallejo color 'normale', alquanto diluito col suo diluente specifico per aerografo.








Infine l'affascinante Black magic, che fu costretto  al ritiro. Per questo ho usato un Italeri, peraltro ancora prodotto dalla Vallejo.





Il mio è un modellismo dettato dalla passione... senza nessun adeguato supporto dalla mano.
Sono un modellista naive, per così dire...

Idiocrazia

Il web è una cosa meravigliosa. La possibilità di usufruirne, di sfruttarne le mille possibilità, non ha precedenti nella storia umana. Non è mai stato così facile accedere ad una tale quantità di informazioni e, allo stesso tempo, non abbiamo mai avuto la possibilità di proporre le nostre parole ad una platea così vasta.
Inevitabilmente questo flusso di dati, che spero non subisca mai interruzioni, comporta delle storture.
Non parlo tanto di chi ne fa un uso 'politico', propagandando idee spesso raccapriccianti... dal jihadismo al più becero razzismo preconcetto, quanto di un pericolo molto più sottile e, alla lunga, non meno pericoloso.
Mi riferisco al continuo crescere, alla marea montante di incredibili idiozie antiscientifiche.
In tempi cupi come gli attuali, carichi di violenza cieca ed intolleranza, di crisi economiche e di aspettative future crepuscolari, ottimismo e speranza lasciano il posto a cupi pensieri.
Ecco dunque che tutto appare come una minaccia.
Si cercano nemici, utili per aver l'illusione di poter dare spiegazioni a cose, invero, terribilmente complesse.
Si tenta di ridurre tutto a semplici ragionamenti che colpiscono la nostra pancia, bypassando del tutto il cervello e, in ultima analisi, si scaricano le responsabilità, partendo dalla più semplice: impegnarsi a capire,  informandosi in prima persona, avendo il coraggio di leggere e documentarsi, senza accontentarsi del primo articolo trovato in rete, magari su Facebook, soltanto perchè ha molti 'mi piace'....
In tempi come questi l'irrazionale prende regolarmente il sopravvento.
Il mito è sempre molto più intrigante di qualsiasi realtà documentata e documentabile.
Oltretutto... condividere le svariate tesi complottiste da a molti l'illusione di saperla lunga, di far parte di un popolo di eletti che sanno la verità, in contrapposizione netta con gli 'illusi' che non si fanno domande o, peggio, accettano acriticamente quanto loro suggerito dal sempiterno potere occulto che dominerebbe il Mondo.
Si parte dal presupposto, spesso criminalmente suggerito, che tutto quel che ci viene raccontato sia falso.
Ora... che di falsità e di veri complotti sia piena la storia umana è fuor di dubbio... ma questo non giustifica affatto perdere di vista i punti fermi, i fatti incontrovertibili e, soprattutto, rifiutare la Scienza come se fosse un'arma in mano a non so quali poteri forti.
Quindi... non vacciniamo i figli, perchè le vaccinazioni sono un complotto ordito da Big Pharma per renderli autistici.
Non fidiamoci della medicina 'ufficiale': molto meglio la cristalloterapia...
Attenti alle scie chimiche lasciate dagli aerei: un evidente complotto atto ad indebolire la popolazione ed a sottometterla al controllo del Nuovo Ordine Mondiale (vorrei avvisare i signori del Nuovo Ordine: non mi pare stia funzionando granchè questa Vs tattica...).
Sulla Luna non ci siamo andati ! Non vedete che nelle foto non ci sono le stelle ?
Oppure si, ma di nascosto, per incontrare gli alieni.
Alieni che comandano incontrastati il nostro pianeta, siano essi Rettiliani, Grigi od angelici Venusiani biondi...
I warning sul riscaldamento globale ? Tutte sciocchezze per venderci climatizzatori.
L'11 settembre (e mille altre situazioni) ? Ovviamente un inside job, un false flag.
L'evoluzione ? E' una cazzata: avete mai visto scimmie diventare uomini ?
...per finire alle interrogazioni parlamentari per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'esistenza delle sirene...
(Episodio tristemente vero).
E via andare...
Poco importa se tutte queste 'teorie di complotto', spacciate per assolute verità, si rivelino già ad una minima analisi ridicole, pretestuose, sciocche... dispiace ancor di più scoprire che, al contrario di quanto ritengano gli adepti, nascano generalmente da truffe a scopo di lucro quando non si tratti, triste ironia, di vera disinformazione pilotata ad arte...
Ed intanto tornano di moda religioni e sette (stessa cosa, la differenza la fa soltanto la diffusione), sempre in prima fila nel proporre verità facili, spacciate per dogmi incontrovertibili, con il valore aggiunto della ricompensa nell'aldilà.
Tanto... chi verrà mai a protestare per insolvenza ?

Vedo che National Geographic di questo mese ha in copertina un articolo a questo riguardo:
http://www.nationalgeographic.it/dal-giornale/2015/03/19/foto/la_scienza_non_mi_fido-2509704/1/

NG è una bella rivista, me la leggerò con piacere.

L'argomento è enorme, nonchè sinistro nelle sue implicazioni per il futuro.
Nel mio piccolo faccio da sempre opera di debunking, perlomeno quando intuisco possa valerne la pena e conosco bene l'argomento contestato.

Forse... forse un complotto, alla fin fine, c'é davvero.
Sotto tonnellate di fuffa non è tanto la verità a scomparire, quanto la nostra capacità di comprendere. 
A molti torna comodo farci rimanere stupidi, facendoci credere il contrario.







Vacanze sull'ultima spiaggia




Riguardavo in questi giorni qualche episodio della (bella) serie tv 'Jericho'.
Ebbe poca fortuna… eppure potevano ricavarne un'epica.
Iniziando ad entrare nel vivo… tanto per giustificare il nome del blog: -cosa sarebbe successo nel caso di scontro nucleare totale fra le due superpotenze al massimo della loro forza, diciamo negli anni 70 ? 
Ok, il primo che cita Freud lo stendo
Quali obiettivi sarebbero stati colpiti in Italia e quanto tempo sarebbe servito per tornare ad una parvenza di normalità ?

Nella serie tv Jericho 'solo' una trentina di città vengono spazzate via, da ordigni intorno agli 800 kt.
Ciò basta per mettere in ginocchio gli USA.
Ma ipotizzando una guerra totale...
In realtà di studi se ne sono fatti molti, ma cosa succederebbe davvero rimane difficile da stabilire.
Innanzi tutto una così alta saturazione di esplosioni nucleari avrebbe:
a) momentaneamente alzato in tal modo la temperatura da far prendere fuoco ad una parte consistente  della vegetazione in USA, Europa ed Asia. Il fumo avrebbe oscurato il cielo per mesi, aria irrespirabile.
b) la polvere alzata in aria dalle esplosioni, rimanendo in gran parte in sospensione, avrebbe oscurato il Sole per un minimo di sei mesi, causando il famoso e temibile 'inverno nucleare'.
c) le onde elettromagnetiche delle esplosioni avrebbero messo fuori gioco praticamente tutte le componenti elettriche ed elettroniche dell'emisfero nord. Oltretutto impedendo a lungo le comunicazioni.
d) le piogge radioattive sarebbero state letali per settimane, e c'é da pensare che tale e tanta sarebbe stata la radioattività ambientale, peraltro trasportata ovunque dal vento, che la sopravvivenza minima dell'uomo, perlomeno nell'emisfero nord, sarebbe diventata alquanto improbabile...
e) non parliamo del cibo impossibile a trovarsi e dell'acqua contaminata.
f) ovviamente ogni vestigia di civiltà crollerebbe come un castello di carte.
g) nella peggiore ipotesi possibile nel corso dei mesi (come nel romanzo di Nevil Shute 'L'ultima spiaggia', da cui fu tratto anche un famoso film) la radioattività sarebbe arrivata ovunque nel globo.

Sopravvissuti ? Ci facciamo l'illusione che ci siano sempre dei sopravvissuti... Ma per questo scenario ne sarei tutt'altro che sicuro.
Forse razze adattabili, come certi rettili, abbastanza resistenti alle radiazioni, certi insetti ed... i topi.
Ma anche questi animali, allorquando interrotta la loro catena alimentare, potrebbero estinguersi, dopo essersi sbranati fra loro.
Senza dubbio entità unicellulari, probabilmente della fauna e flora marina abituate al buio ed alle grandi profondità. Probabilmente.

L'Italia ? Ricordo che alla fine degli anni 70' erano comunque presenti in Italia circa 1500 testate nucleari tattiche, in ogni caso un bersaglio.
Immagino spazzata via ogni base aerea, militare e civile (allorquando abbastanza grande da poter accogliere aerei militari), con annessa città. Aviano, Ghedi, Taranto, Grosseto, Pratica, Rivolto, Rimini, Trapani, Milano, Roma, Cervia, etc etc etc...
Via le grandi città, a prescindere..
Via le città con obiettivi sensibili (Napoli ed il suo porto militare, Venezia, Genova, Firenze e la Galileo, Torino e la FIAT)...
Via Comiso ed i suoi Pershing.
Se ben ricordo gli SS20, per non parlare delle testate tattiche, coprivano almeno una quarantina di obiettivi in Italia, con testate da 150 kt.
La bomba di Hiroshima non raggiungeva i 15 kilotoni secondo gli ultimi studi (la potenza non è mai stata perfettamente calcolata).

L'Italia non sarebbe stata neppure più una 'espressione geografica', ma solo un terreno vetrificato.
Einstein, quando disse che la quarta guerra mondiale si sarebbe combattuta con i bastoni, probabilmente fu alquanto ottimista.

Max Otto von Stierlitz

Lo 007 sovietico




Tempo fa ho letto un paio di interessanti libri sulla vita quotidiana in Unione Sovietica.
Tralasciando gli aspetti che tutti conosciamo fin troppo bene (repressione, file ai negozi, alcolismo, etc etc etc) mi hanno molto interessato le 'cose di tutti i giorni', soprattutto i personaggi del cinema e della tv amati dal popolo sovietico.
Su tutti, senza dubbio, domina il colonnello Max Otto Von Stierlitz.
Protagonista di una nutrita serie di romanzi nati negli anni 60, Von Stierlitz è in effetti una spia sovietica, infiltrata fra gli alti gradi delle SS durante la seconda guerra mondiale.
Il suo vero nome è Vsevolod Vladimirovich Vladimirov.
Colto, poliglotta, intelligentissimo, il ns superagente avrà un'importanza enorme sulle sorti della seconda guerra mondiale.
Per i sovietici, ed anche per i russi di oggi, Von Stierlitz è una vera e propria icona.
Già famoso grazie ai romanzi, nel 1973 venne prodotta una serie televisiva (Diciassette momenti in primavera) che divenne immediatamente culto, tanto da essere tuttora ritrasmessa ed apprezzata.
Per quanto i russi amino considerarlo il 'loro' James Bond, i due personaggi non potrebbero essere più diversi: Bond è eccessivo, rutilante, violento ed incline al vizio, mentre Stirlitz è riflessivo, defilato, ragionatore... ed ha immolato alla causa le gioie della famiglia (quando, nella serie, ha la possibilità di incontrare brevemente e castamente l'adorata moglie, milioni di sovietici piansero vere lacrime davanti alla tv).
Stirlitz è sovietico, combatte per il proletariato ma, prima di tutto, combatte per la madre patria russa, e questo ne fa un soggetto sempre e comunque digeribile pure nella Russia moderna.
Fra le sue imprese vediamo come riesca a dirottare la ricerca nucleare tedesca su di un binario morto, a far fallire negoziati di pace sotterranei fra l'alto comando germanico e gli anglo americani, a mettere l'uno contro l'altro eminenti rappresentanti del terzo Reich... Una spia con i contro fiocchi !
Invero i telefilm hanno ben poco di spettacolare, soprattutto per i gusti degli occidentali. Inseguimenti e sparatorie lasciano il posto ad interminabili, ed immagino per qualcuno noiosissime, schermaglie mentali, dialoghi interminabili e sotterfugi di varia natura.
Tutto molto russo: ricordiamoci che si tratta del paese che considera gli scacchi uno sport alla stregua del calcio.
Certe frasi di Stierlitz entrarono nell'immaginario e nella cultura popolare, tanto da diventare dei veri modi di dire ancora in voga e, ovviamente, non mancò di diventare il protagonista di infinite barzellette, gioco tanto caro ai russi !
Quando, nel 2009, l'interprete del Von Stierlitz televisivo, Vyacheslav Tikhonov, venne a mancare, vi fu una specie di lutto nazionale spontaneo. Il nuovo servizio segreto russo, l'ex KGB, non mancò di mandare una lettera di cordoglio ufficiale alla famiglia dell'attore, e così fece Putin... Questo è alquanto indicativo di quanto questo eroe immaginario sia ancora popolare.
In Youtube non è difficile trovare l'intera serie tv, sottotitolata in inglese.
Se sarete in grado di reggere al ritmo rarefatto degli eventi, la troverete comunque molto interessante. 

domenica 22 marzo 2015

Time zone

Uhm…
I sunniti, forse sfuggiti ad ogni controllo, infiammano Maghreb e Medio Oriente.
Gli sciiti giocano tutte le carte per diventare una potenza nucleare.
I russi, messi a latere dal crollo, senza dubbio in parte pilotato, del prezzo delle materie prime reagiscono affilando le unghie e richiamandosi al nazionalismo intriso di cristianesimo ortodosso.
L'Ucraina rischia di diventare il 38° parallelo del XXI° secolo.
Gli USA paventano un'Europa, francamente poco credibile al momento, del tutto autonoma.
L'incognita Cina, il patetico spauracchio coreano, i revanscismi nipponici…
Infiliamoci Pakistan Vs India, che continuano a produrre le loro bombe atomiche ripetendo, in piccolo, giochi già visti… ed Israele, potenza nucleare occulta, che si chiude nella sua fortezza assediata regalando pezzi di potere sempre più ampi agli Haredin…

Fantastico !

E' dall'intervento sovietico in Afghanistan (la tomba degli imperi) che l'equilibrio del terrore non risultava così instabile.
Troppi attori in questo teatro e nessun testo valido da recitare: più che Shakespeare sembra il Bagaglino.
Ma in questo teatrino possono spuntare improvvisamente le bombe a mano, lanciate sul palco come sul pubblico.

Recentemente, hanno avuto buon gioco a spostare il doomsday clock a meno tre da mezzanotte.


http://thebulletin.org/timeline


Vi ricordate di AfriKa Bambaataa & John Lydon ?
L'onesto mestierante hip-hop ed il cazzone  per antonomasia del punk ? Ricordo bene che fecero un gustoso pezzo insieme nel 1984 (un anno… particolare), dal testo che, oserei dire, è tuttora attualissimo…
NB: non cerco messaggi nelle canzoni, adoro il loro zeitgeist.


World Destruction

Speak about destruction. (x3)
This is a world destruction, your life ain't nothing.
The human race is becoming a disgrace.
Countries are fighting with chemical warfare.
Not giving a damn about the people who live.
Nostradamus predicts the coming of the Antichrist.
Hey, look out, the third world nations are on the rise.
The Democratic-Communist Relationship,
won't stand in the way of the Islamic force.
The CIA is looking for other detectives.
The KGB is smarter than you think.
Brainwash mentalities to control the system.
Using TV and movies - religions of course.
Yes, the world is headed for destruction.
Is it a nuclear war?
What are you asking for?
This is a world destruction. Your life ain't nothing.
The human race is becoming a disgrace.
The rich get richer.
The poor are getting poorer.
Fascist, chauvinistic government fools.
People, Moslems, Christians and Hindus.
Are in a time zone just searching for the truth.
Who are you to think you're a superior race?
Facing forth your everlasting doom.
We are Time Zone. We've come to drop a bomb on you.
World destruction, kaboom, kaboom, kaboom!
I抦 going out of my mind that makes two of us-I抦 going out of my mind
This is the world destruction, your life ain't nothing.
The human race is becoming a disgrace.
Nationalities are fighting with each other.
Why is this? Because the system tells you.
Putting people in faceless categories.
Knowledge isn't what it used to be.
Military tactics to control a nation.
Who wants to be a president or king? Me!
Mother Nature is gonna work against you.
Nothing in your power that you can do.
Yes, the world is headed for destruction.
You and I know it, the Bible tells you.
If we don't start to look for a better life,

the world will be destroyed in a time zone!








E vediamoci anche il video, in risoluzione VHS riversato più volte


Si torna a respirare un'aria diversa… come dire… brillante.

Adoro il cesio al mattino.

sabato 21 marzo 2015

Star Trek: reloaded

Ogni tanto scrivo racconti… questa è la mia prima vera e propria 'fanfiction'.
Amo Star Trek, e senza dubbio ne riparlerò con calma, ma questa passione non si è decisamente estesa agli ultimi film di J.J. Abrams, che moderandomi mi limiterò a definire 'irritanti'.
In effetti vorrei dire che sono delle tremende bimbominkiate, ma poi c'é sempre qualcuno che si offende…

Beh, visto che non posso farci nulla, mi son divertito a ricamarci sopra…
Pur insignificante, permettetemi di dedicarlo alla memoria di Leonard Nimoy, l'indimenticabile Spock.








Prima parte
http://tomcatters.jr.forumfree.it/?t=70427808

Seconda parte
http://tomcatters.jr.forumfree.it/?t=70427900


Graditi commenti, stroncature senza appello comprese.

(J.J. … dai che scherzavo, non te la sei presa, vero ? Sai, se ti servisse uno sceneggiatore per il terzo film…)

venerdì 20 marzo 2015

Astronautica for dummies: la Voskhod 2 e la passeggiata di Leonov

Voskhod 2, un volo 'fortunato'

 Come abbiamo visto, in attesa dell'introduzione della ben più performante Soyuz, Korolev ed il suo staff avevano modificato ampiamente il progetto della Vostok, creando la Voskhod.
 Con tale capsula, dalle molte (e pericolose) modifiche avevano inviato nello spazio per la prima volta tre uomini insieme, battendo gli americani che ancora non avevano messo in orbita il loro nuovo progetto Gemini biposto. Il buon esito del volo aveva incoraggiato i sovietici ad utilizzare ancora tale configurazione, con l'ambizioso proposito di battere nuovi record e continuare per la strada che avrebbe dovuto portare i russi per primi sulla Luna.
 Tali aspettative furono tuttavia mal riposte, ed il 'quasi-disastro' della Voskhod 2 portò alla prematura fine di quest'ibrido d'emergenza.

 3KD, ovvero la 'Vykhod'
 Le modifiche alla Vostok avevano portato alla progettazione di tre diverse configurazioni:
 La 3KU era il modello che già aveva volato con tre cosmonauti a bordo; altre della stessa serie erano già in produzione, adattate per portare un solo uomo, ma con modifiche tali da permettere una permanenza in orbita di almeno 20-25 giorni (poi ridotti ad un massimo di 15). Lo scopo ultimo era testare la resistenza dei cosmonauti alle lunghe permanenze nello spazio, così da avere le informazioni necessarie per il tragitto di andata e ritorno dalla Luna.
 Molto più interessante la 3KD. Si trattava di una Voskhod con equipaggio di due cosmonauti, dotati di tuta spaziale (al contrario dell'equipaggio della Voskhod 1); la 3KD possedeva un ingegnoso sistema per permettere la prima EVA (attività extraveicolare) della storia dell'astronautica. Si trattava di un appendice gonfiabile, una grossa camera d'aria dotata di due portelli, uno direttamente sullo spazio ed uno nella capsula. Una volta in orbita tale camera veniva gonfiata ed estesa. Il cosmonauta abbandonava la capsula entrando in tale camera, chiudendo il portello d'accesso alle sue spalle per mantenere la corretta atmosfera e pressione nell'abitacolo; successivamente la miscela ad alto contenuto d'ossigeno che costituiva l'atmosfera della camera veniva lentamente espulsa, ed il cosmonauta apriva il portello esterno per potersi infine trovare in quello che è l'ambiente più ostile ad ogni forma di vita: il vuoto cosmico.
 Finita l'EVA l'intera procedura veniva eseguita al contrario, fino al ritorno nell'abitacolo del cosmonauta. La Voskhod così modificata venne in un primo momento denominata 'Vykhod' ('Uscita' in russo). Nel 1964 erano in programma nove voli Voskhod: cinque con la 3KU (dei quali almeno tre in versione monoposto da lunga permanenza) e quattro con la 3KD.
 E' da notare come la Voskhod, al contrario della Gemini americana, non avessa alcuna possibilità di effettuare operazioni di Docking, ovvero di attracco fra due diverse navi. Tale importantissima capacità veniva delegata al futuro dispiegamento della nuova Soyuz.



 Un bel modello della Voskhod 2 con la camera dispiegata



 Soliti problemi
 Come sempre vi furono molti problemi: il genio degli ingegneri russi dovette al solito scontrarsi con i mali endemici che afflissero sempre l'astronautica sovietica, a partire dalla scarsità di budget (neppure paragonabile all'equivalente statunitense), lo scontro fra le diverse equipe di scienziati (che lavoravano a diversi progetti in contrapposizione fra loro, anziché come un orchestra impegnata in un'unica sinfonia), fino ad arrivare all'estrema lentezza ed assurdità della burocrazia sovietica... un problema questo tipicamente russo, indipendentemente dalla forma di governo del paese...
 Molto tempo fu portato via dalla scelta dei cosmonauti, particolare importante in quanto la nuova 'tuta spaziale' adatta all'EVA, la Berkut, doveva essere costruita esattamente sulla figura del singolo cosmonauta. Il ballottaggio fra i candidati, una decina, durò a lungo. Tutti furono comunque considerati abili alla missione, e sottoposti ad allenamenti durissimi.
 All'epoca russi ed americani non sapevano come riprodurre in maniera realistica a terra le condizioni in cui si sarebbe trovato un astronauta in caduta libera nello spazio, ed i sovietici sperimentarono l'inadeguatezza dei pochi secondi di assenza di gravità simulata ottenibili all'interno di grandi aerei in caduta da alta quota. Tale tecnica, da sempre alla base dell'addestramento degli astronauti/cosmonauti (e tuttora indispensabile), era inadatta a provare tutte le lunghe procedure necessarie al cosmonauta per simulare adeguatamente l'uscita ed il rientro dalla camera gonfiabile.
 Sarebbero occorsi ancora degli anni anni prima che venisse trovata una soluzione semplice ed efficace: l'immersione in grandi vasche, chiusi nella tuta spaziale, si sarebbe dimostrata perfetta per simulare adeguatamente l'assenza di gravità.


 La tuta spaziale Berkut

 Portelli che non si chiudono
 Durante le prove a terra, con pressioni atmosferiche sempre più rarefatte, si faticò non poco per compensare adeguatamente la pressione fra la capsula, la camera ed il vuoto... tanto che nei primi esperimenti spesso il portello dell'airlock rifiutava di chiudersi. Ci vollero lunghe prove e perseveranza per arrivare al successo. Grande attenzione richiese il sistema automatico di pressurizzazione, che non doveva avere margine di errore alcuno.
 A disturbare ulteriormente il lavoro dello staff di Korolev sopraggiunse la defenestrazione di Krushev, avvenuta durante il volo della Voskhod 1 (come abbiamo già visto); la nuova situazione politica determinò una certa tensione fra gli scienziati, incerti su come i nuovi 'padroni' del Kremlino avrebbero messo mano al programma spaziale. Fortunatamente non vi furono nuove ingerenze. Una nota di fastidio venne inoltre da una serie di pubblicazioni di un professore belga, il quale sosteneva che tutti i cosmonauti sovietici di ritorno dallo spazio avrebbero sofferto di una strana forma di psicosi. Questa 'bufala', probabilmente disinformazione pilotata, ebbe una certa presa sull'opinione pubblica mondiale, e causò una forte rabbia nell'ambiente dei cosmonauti.
 Giustamente al vertice si decise di ignorare questa provocazione, che sparì nel nulla in breve tempo.


 Il manichino di un cosmonauta accanto alla camera dispiegata della Voskhod 2

 Cosmos 57
 Il 22 febbraio del 1965 venne lanciata in orbita una 3KD senza uomini a bordo, denominata Cosmos 57. Ufficialmente un semplice satellite per lo studio dell'alta atmosfera. Raggiunta l'orbita si poté osservare un corretto dispiegamento della camera di compensazione, nonché l'ottimo funzionamento della tuta spaziale vuota dentro la capsula. A seguire, pare per una serie di segnali sovrapposti inviati da due distinti punti di comando, la nave accese incidentalmente i retrorazzi e fece entrare in funzione il meccanismo di autodistruzione... Tale fallimento, all'epoca frequente per varie cause nei voli senza uomini a bordo, deve far pensare: certo le capacità di automatizzazione (e di tracciamento) dei sovietici erano allora limitate, ma è pur vero che i voli senza equipaggio, al contrario degli altri, non godevano dell'attenta supervisione della VVS (l'aviazione militare sovietica). Tale mancanza fu la causa di molti fallimenti.

 Vykhod ? Niet
 Risolti i problemi uno ad uno, arrivò infine il giorno del lancio.
 La denominazione Vykhod fu abbandonata, per non rivelare anzitempo agli americani lo scopo della missione, e si preferì denominare la stessa 'Voskhod 2' semplicemente.
 Il 18 marzo la Voskhod 2, con a bordo i cosmonauti Pavel Belyalye e Aleksey Leonov, si alzo in volo dal cosmodromo di Baikonur.

 Un guaio dietro l'altro
 Raggiunta correttamente l'orbita (con un record di altezza all'apogeo di 475 km) si iniziò la procedura atta alla prima passeggiata spaziale. Il prescelto, Leonov, raggiunse lo spazio senza problemi, e si ritrovò, primo uomo al mondo, a galleggiare in caduta libera, con la meravigliosa visione della terra sullo sfondo. Un'emozione fortissima.
 Dopo una decina di minuti si apprestò a rientrare nella capsula, e si sfiorò il dramma.


 Leonov in passeggiata...

 La tuta, ancora lungi dall'essere perfezionata, si era gonfiata eccessivamente e, nonostante i disperati tentativi, Leonov non riusciva più ad entrare nella camera. Oltretutto era estremamente impedito in ogni suo movimento: i guanti si erano talmente irrigiditi da non poter praticamente muovere le mani. Fortunatamente Leonov era uomo di valore e ben addestrato, non si perse d'animo. Con molta fatica, seguendo le indicazioni del centro di controllo, riuscì progressivamente a ridurre la pressione interna alla tuta, fino a sgonfiarla quel tanto che bastava per rientrare a bordo. Per un pelo non rischiò di diventare anche il primo cadavere in orbita...
 La durata superiore alle previsioni dell'EVA comportò inoltre, per compensazione del sistema di pressurizzazione automatico, un eccessiva percentuale di ossigeno nell'atmosfera della capsula, vicina al 50 %. Al contrario delle navi americane, con atmosfera tutto ossigeno (condizione pericolosa in se, come dimostra il disastro dell'Apollo1), le navi sovietiche usavano una miscela vicina a quella dell'atmosfera terrestre, e non essendo testate per una percentuale d'ossigeno così alta fu gravissimo il rischio di incendio fino a che il sistema di compensazione non ristabilì la condizione normale. Infine, dopo un volo durato poco più di un giorno, ci si apprestò al ritorno a terra... ma i guai non erano finiti.

 Balla con i lupi
 Il sistema automatico di accensione dei retrorazzi non funzionò, costringendo i cosmonauti ad utilizzare il sistema manuale. Come detto precedentemente, i comandi della Voskhod erano poco ergonomici, essendo ancora quelli della Vostok, e costringevano i cosmonauti a contorsionismi non indifferenti per essere attivati.. L'accensione fu dunque ritardata di un orbita, e venne usato il motore principale per frenare la nave, anziché i retrorazzi siti nel muso della capsula. A peggiorare ulteriormente la situazione ci pensò il modulo di servizio della nave, che non si stacco dal modulo di rientro come avrebbe dovuto: questo causò una forte autorotazione della capsula, finché il calore dell'atmosfera in rientro non bruciò gli ultimi legami, lasciando la capsula finalmente libera. Dopo tutte queste vicessitudini la capsula prese regolarmente terra, ma fuori rotta di 368 km, in un posto sperduto in mezzo ad una fitta foresta sugli Urali.
 L'attesa dell'equipaggio fu lunga. Per quanto identificati abbastanza presto dal corpo di recupero, quest'ultimo dovette faticare alquanto per riuscire a raggiungere l'impervia zona. I cosmonauti passarono un intera notte dentro la capsula, alquanto infreddoliti, e soprattutto circondati da qualche decina di lupi assolutamente affamati...
 Atterrati il 19 marzo, alle 09.02 ora locale, riuscirono a mettere piede sull'elicottero di soccorso (che dovettero raggiungere con gli sci insieme ai soccorritori) soltanto la mattina del 21.

 Stop alla Voskhod
 Tale catastrofe mancata determinò la fine della Voskhod e l'accelerazione del ben più performante progetto Soyuz. Due note curiose: i cosmonauti Leonov e Belyayev vennero messi successivamente sotto accusa dai vertici militari, per aver parlato con alcuni astronauti americani in visita a Mosca poco tempo dopo il volo. La colpa, secondo la solita paranoia sovietica, stava nel aver dato agli americani utili consigli per il loro imminente primo space-walking... fortunatamente tutto fu presto dimenticato. Altra nota: La Voskhod 3 venne comunque messa in programma, ed ufficialmente non fu MAI annullata. C'é ancora una missione Voskhod in lista per la partenza, a 40 anni di distanza dall'ultimo volo, all'astrodromo di Baikonur…

Astronautica for dummies: la Voskhod 1

Su richiesta, rispolvero questo mio vecchio articoletto…



VOSKHOD, un progetto azzardato

L'indiscutibile successo del progetto Vostok, la capsula sovietica che per prima aveva portato un uomo in orbita, determinò a breve scadenza effetti negativi sul programma spaziale russo.
I sei voli consecutivi di questa nave monoposto avevano permesso all'Unione Sovietica di acquisire un notevole vantaggio, soprattutto in termini d'immagine, sugli statunitensi. I russi sembravano imbattibili: il primo uomo in orbita (Yuri Gagarin), la prima donna (Valentina Thereskova), il primo volo 'in tandem' (due navi che volarono contemporaneamente a breve distanza l'una dall'altra), e l'ottenimento di ogni sorta di record di velocità, altezza e durata. La controparte statunitense, la capsula Mercury, sembrava in perenne ritardo, limitandosi a voli che apparentemente viaggiavano su strade già percorse dai sovietici. In verità la piccola Mercury era già una base sofisticata di sperimentazione per il futuro progetto lunare americano, mentre la Vostok era un progetto fine a se stesso, che nell'intenzione del geniale progettista capo russo, Sergey Korolev, avrebbe dovuto lasciare presto il posto alla ben più sofisticata e performante Soyuz, ovvero la nave che avrebbe dovuto portare i sovietici sulla Luna.


 La Vostok

La situazione
In America, a seguito dell'entusiasmo suscitato dal noto discorso di JFK riguardo l'intenzione di conquistare la Luna prima della fine del decennio (quindi entro il 1970), ricerca e produzione lavorarono all'unisono, senza alcun problema di fondi e 'permessi'.
Furono impegnati miliardi di dollari e centinaia di migliaia di persone nel programma spaziale americano, programma già ben definito in ogni sua tappa perlomeno dal 1963.
A fronte delle (poche) critiche riguardanti l'enormità dello sforzo intrapreso, Werner Von Braun, il capo del programma statunitense, ebbe buon gioco nel sottolineare che tali soldi venivano spesi in America, dando lavoro a personale americano... L'ex nazista tedesco aveva perfettamente compreso il funzionamento dell'economia di mercato liberale !
Molto diversa la situazione sovietica.
L'intero programma russo era in mano a molte agenzie diverse, tutte rigidamente statalizzate, e generalmente ben poco disposte a dialogare l'una con l'altra, anzi... Per ottenere prestigio e riconoscimento non era strano vedere nette contrapposizioni fra le diverse equipe, con scontri che arrivavano alla delazione ed al sabotaggio (inteso come 'resistenza passiva' alle direttive superiori).
L'economia sovietica non permetteva grandi spese per la ricerca spaziale fine a se stessa, ed ogni soldo doveva essere strappato all'apparato militare, che ovviamente difendeva i propri privilegi con le unghie e con i denti. Contrariamente a quanto qualcuno può pensare, gli ingegneri e gli scienziati sovietici non furono mai inferiori a quelli americani: considerando le condizioni sfavorevoli in cui erano costretti a lavorare, questi si dimostrarono capaci di progetti eccezionali, spesso visionari, potenzialmente superiori a quanto si studiava in occidente.
Inoltre, al contrario degli americani, l'URSS non usufrui di un folto gruppo di scienziati tedeschi ex-nazisti... I pochi tedeschi 'reclutati' alla fine della guerra ebbero un impatto davvero minimo sulla ricerca, limitandosi a riprodurre alla meno peggio cloni della V2 (peraltro con scarso successo). Furono tutti rispediti a casa nei primi anni 50. Si può dunque affermare con ragione che l'astronautica sovietica fu frutto solo ed unicamente di cervelli indigeni, per quanto il know how tedesco fu indubbiamente alla base della progettazione del missile R-7.
Nell'ambito delle falsità proposte dalla propaganda, può essere interessante leggere 'Il bluff spaziale sovietico', un libretto scritto da un fuoriuscito, tale Leonid Vladimirov, edito in Italia dalle Edizioni Paoline nel 1976. In sostanza in questo pamplet l'intero programma sovietico viene dipinto a tinte fosche, frutto dello spionaggio e minato dalla cialtroneria. La caduta del muro, ed il conseguente arrivo di tonnellate di materiale autentico, hanno ampiamente dimostrato come l'unico vero cialtrone in mala fede fosse il suddetto Vladimirov...



 Sergej Korolev

La Voskhod
Nel 1964 gli americani avevano annunciato l'imminente dispiegamento della nuova capsula biposto Gemini; questa sarebbe stata una vera e propria 'astronave', capace di lunghe permanenze in orbita e di ottime potenzialità di manovra. Soprattutto, la Gemini sarebbe stata in grado di effettuare il 'docking', ovvero l'attracco nello spazio fra astronavi: una prerogativa assolutamente necessaria nell'ambito del percorso che avrebbe portato all'Apollo e quindi alla Luna.
Korolev non aveva nulla da opporgli.
Al febbraio del 1964 la nuova Soyuz era ancora solo un mock-up (ovvero un modello in scala 1:1) in un hangar, ben lungi dall'essere in configurazione definitiva. Non parliamo poi del razzo in grado di portarla verso la Luna... L'ambizioso N1 esisteva solo sulla carta, ed avrebbe vissuto la sua effimera esistenza solo alla fine degli anni 60.
Al solito, le esigenze propagandistiche del Politburo bypassarono ogni logica.
A Korolev fu imposto di lanciare in orbita una capsula con più di un uomo a bordo, prima degli americani. Il progettista capo dovette momentaneamente accantonare la Soyuz per dedicarsi ad un progetto dettato solo dall'urgenza 'politica'. Fu subito evidente che l'unica strada possibile stava in un ampia riprogettazione della Vostok. Il progetto fu presto definito, in due diverse versioni, ed ottenne l'approvazione del Comitato Centrale del PCUS già nell'aprile 1964.
Apparve chiaro l'estremo rischio insito in questo progetto.
La Voskhod era grossomodo simile nell'aspetto alla sua antesignana, con importanti differenze.
Nella versione 3KV (tre uomini d'equipaggio)veniva eliminata la torre di fuga, ovvero il grappolo di razzi sulla capsula in grado di portare via la stessa dal missile durante i primi 40 secondi dalla partenza, nel caso si fossero verificati problemi tali da richiedere l'aborto della missione.
Tale equipaggiamento è tuttora presente sulle Soyuz, così come lo era sulle capsule americane.
L'efficenza di questo sistema, peraltro, salvò la vita a tre cosmonauti nel 1985, quando il missile che doveva portarli in orbita prese fuoco durante il countdown sulla rampa.


 La torre di fuga di una delle prime Sojuz

Altra modifica riguardò l'eliminazione del seggiolino eiettabile.
Come è noto le Vostok non erano in grado di atterrare ad una velocità compatibile con la sopravvivenza del cosmonauta a bordo, così che questi si eiettava prima dell'impatto ed atterrava separatamente alla capsula (questo particolare è stato rivelato solo molti anni dopo...).
Per compensare fu montata una panoplia di razzi a propellente solido sulla capsula, che entrando in azione a pochi metri dal suolo erano sufficienti a permettere un atterraggio a 'velocità zero'.
Un'ulteriore batteria di razzi era collegata ai robusti cavi del paracadute.
Altra modifica pericolosa riguardò il posizionamento dei tre sedili dell'equipaggio in posizione perpendicolare al sedile originale; essendo però la strumentazione rimasta al solito posto, i cosmonauti erano si costretti a movimenti innaturali per poterli consultare.
Infine, per utilizzare al meglio il poco spazio interno alla capsula, non fu previsto l'uso delle tute spaziali per l'equipaggio... Che dovette affrontare i G della spaventosa accelerazione in partenza solo con delle normali tute anti-G da pilota di caccia.
Tali modifiche provocarono moltissime critiche fra gli scienziati del programma russo, soprattutto da parte di Kaminin, altra mente geniale 'critica' nei confronti di Korolev.
Le direttive del Cremlino erano però chiare, quindi... Ubi major...
Anche l'addestramento dell'equipaggio fu particolarmente accelerato.
Per dare una valenza al massimo scientifica al volo della Voskhod fu scelto di mandare in orbita, oltre al cosmonauta pilota, un medico ed un ingegnere aerospaziale.
Tale decisione provocò non poco malcontento negli ambienti militari, già fortemente critici nei riguardi delle scelte del Cremlino.

Un pre-volo pieno di difficoltà
Nei mesi che seguirono vi furono molti problemi.
L'addestramento del personale non militare fu assai difficile, sia per i tempi brevi a disposizione sia per il fallimento di test fisici; l'equipaggio cambio più volte nel corso dei mesi.
I primi test di atterraggio, con capsule sganciate da aerei ad alta quota, furono fallimentari: questo non fermò l'ottimismo di Korolev, ed un duro lavoro di modifiche risolse i difetti riscontrati.
In settembre fu lanciato il satellite d'osservazione Cosmos 45, il cui scopo principale era testare il lanciatore 'Voskhod 11A57', ovvero l'ennesima versione dell'R7, con un terzo stadio potenziato. Ad ottobre fu lanciato il Cosmos 47, ovvero una Voskhod in versione definitiva senza uomini a bordo. Vi furono pochissimi inconvenienti nei due voli, che inoltre svolsero un ottimo lavoro di sperimentazione scientifica automatica. Il sistema d'atterraggio funzionò al meglio, tanto che nell'impatto con il suolo la Voshod penetrò nel terreno di soli 9 cm !


 La Voskhod

Un volo perfetto (ed uno specchietto per allodole)
In ottobre l'equipaggio definitivo era pronto per la partenza: Komorov era il cosmonauta pilota, Feoktistov il medico e Yegorov l'ingegnere.
Dopo alcuni posponimenti 'fisiologici' del lancio, questo avvenne il 12 ottobre del 1964.
La Voskhod 1 fu un successo. Volò per un giorno, percorrendo 16 orbite ed arrivando ad un altezza massima di 336 km. Il pilota, Komorov, un grande cosmonauta dal tragico destino (come vedremo in futuro), aveva portato con se un ritratto di Marx, una foto di Lenin ed una bandiera della comune di Parigi... Il tutto non a caso. La Voskhod batté infatti un altro primato: fu la prima missione in 'diretta televisiva'; l'immagine dell'equipaggio in volo raggiunse le case dei sovietici, e successivamente tutto il mondo. E' inoltre degno di nota il fatto che proprio durante la missione (un caso ? Mah...) fu 'rimosso' dall'incarico di premier Nikita Krushev, sostituito da una trojka che vedeva in Bresnev l'elemento dominante. L'equipaggio venne 'informato' in modo assai ambiguo; alla richiesta del perché il compagno Krushev non partecipasse alla diretta, fu risposto parafrasando Shakespeare (!): “Ci sono più cose in cielo ed in terra di quante ne contempli la tua filosofia”...
Al solito il volo dei cosmonauti fu fortemente pubblicizzato, con un grande ritorno d'immagine che contribui non poco a far passare in secondo piano la notizia della defenestrazione del premier Krushev. Gli americani furono molto impressionati da questo volo a tre e, ignorando la quantità di compromessi che i sovietici avevano dovuto prendersi, temerono di essere ancora una volta in grande ritardo.

Il brillante Korolev aveva battuto gli americani una volta di più... ma i tempi stavano per cambiare in modo definitivamente sfavorevole ai sovietici nella corsa alla Luna.

La successiva missione della Voskhod fu ancora un grande successo... che per pochissimo non si tramuto in una spettacolare tragedia.

Di questo parleremo la prossima volta.


 Ringrazio Astronautix per l'inesauribile fonte d'informazioni, e per le foto ed i disegni disponibili per la pubblicazione.

Epic fail: le avventure amorose (?) di Kruaxi

Ormai viaggio per i 50… 
Non ho rimpianti degni di nota, però è vero che in campo 'sentimentale' posso vantare un retroterra soave e spensierato come la striscia di Gaza.

Oggi vivo da single ad oltranza, gustandone i molti presunti pregi e subendone gli innegabili effetti collaterali. 
Ho reagito ai fallimenti attraversando un bel po' di fasi, come dire, 'classiche'

L'autocommiserazione patetica è stata sostituita da autocritiche feroci, poi è venuto il tempo dell'accettazione e della serena fiducia… con rari episodi di esaltazione.
Infine è rimasto soltanto il freddo.
Oggi coltivo con dedizione e costanza quella che, evidentemente, è una genetica misantropia.
Dirmi misogino sarebbe facile, scontato e di cattivo gusto… oltre che falso.

Non faccio più sforzi per adattarmi al Mondo.

Mi piace raccontare le mie vicissitudini ed immaginare che possano divertire: non contengono ne messaggi ne ammonimenti, è solo 'vita' con innegabili risvolti demenziali.

L'umorismo fa bene... a me ha salvato spesso la vita...

Fatti e personaggi NON sono frutto di fiction, ma i nomi sono stati cambiati per proteggere gli ...'innocenti' (?)

Periodi eroici

Correva il 1998, uno strano anno.
Lavoravo a Firenze. 

Fresco reduce dalla fine di una lunga storia, che credevo importante e che è stata la misura di tutti i miei fallimenti.
C'era desiderio di rivalsa, paura di rimanere solo, grande amarezza.
L'ordine sceglietelo voi.
C'erano già stati strani effetti collaterali: purtroppo ingrassare facilmente è nel mio DNA, ed a dicembre 1997 viaggiavo sui 95 kg (comunque meno di oggi...) per 1.80 di altezza.
Ad Aprile 1998 ero 69 kg: che ci crediate o meno senza alcuna dieta, palestre, etc, etc.

Ero ancora bravissimo nel somatizzare.
Avevo preso il vezzo di vestirmi bene, molto bene.
Non andavo in giro senza giacca e cravatta, sempre estremamente coordinato.

Un medico che avevo conosciuto in passato, un curioso personaggio di 'sangue blu', per certi aspetti un vero dandy fuori dal tempo, mi aveva insegnato l'arte dell'eleganza classica di stile britannico.

Adesso il mio ideale di eleganza è una tenuta da camionista statunitense ma, come si dice, questa è un'altra storia.
Ero in forma e mi sentivo 'quasi' bello.
Poi ogni tanto qualcuno (anzi, qualcuna) mi riportava alla realtà.
Un giorno, uscendo dal turno di mattina, tornai in reparto già cambiato da civile, avendo dimenticato non so cosa. Vedendomi, un'infermiera anziana mi disse: -Come sei elegante !
Un'altra presente, della quale potrei peraltro dire che, se mai la dovesse baciare un principe, potrebbe diventare una principessa, disse di rimando: -E' elegante perché è senza donna, ma è brutto lo stesso.
Già, un'altra delle mie caratteristiche... Per strani motivi, probabilmente magici, sembra che abbia scritto sulla schiena 'kick me'.
L'invito viene regolarmente accettato dalle rappresentanti del genere femminile.


Torniamo a noi.


In quel periodo mi capita di conoscere una ragazza.
Carina, senza esagerazioni, di due o tre anni più giovane di me. Simpatica.
La vedevo spesso, essendo un suo parente ricoverato nel mio reparto.
Una parola, due...
Ci instauro un colloquio, peraltro basato sul rispetto e sulla giusta distanza, vista la mia e la sua posizione.
Approfittare della presunta debolezza di qualcuna che ha un familiare in difficoltà è da rapaci, ed altamente disdicevole secondo la mia etica.
Comunque... passano i giorni, forse settimane.
Ci incontriamo, se ha bisogno viene a cercarmi, sembra che ci 'prendiamo'.
Mi racconta che non è fidanzata, che vorrebbe una storia 'importante'.
Una sera mi faccio coraggio e le chiedo se non le andrebbe di uscire una sera con me, a prendere la classica pizza.
Lei accetta, anzi ! Accetta di slancio ! Dalla serie: era tempo che aspettavo tu ma lo chiedessi.
Mi ritrovo alquanto motivato.
Ci accordiamo per il giorno dopo: torno apposta a Firenze per il rendez-vous.
Elegante, profumato, capello fatto... come dire: impeccabile.
Stranamente mi chiede di venirla a prendere direttamente in reparto, anzi, precisamente nella camera dove era ricoverato il familiare.
La cosa non mi sfagiola troppo ma... perché no ?
Lo faccio e nella stanza trovo praticamente tutta la sua famiglia.
Leggermente imbarazzato saluto, la invito con me ed andiamo.
Tempo di arrivare all'auto.
Siamo in macchina, già per i viali fiorentini, sto per chiederle dove le piacerebbe andare ma, con trasporto, lei mi dice: -Sono contentissima di essere uscita con te.
Beh... cari miei... voi che avreste pensato ? Avevo il cuor contento in quegli attimi !
Repentina, aggiunge: -Perché, sai, io non ti ho detto proprio tutto...
-Prego ?
Sentivo già la fredda mano della catastrofe sulla mia schiena, una sensazione che, nel campo, conoscevo troppo bene...
La tipa continua, con il sorriso sulle labbra: -In effetti, sai, io sto da tanti anni con un uomo sposato e ne sono innamoratissima... lui ha vent'anni più di me e, visto che i miei hanno intuito qualcosa, sono ovviamente (sic) assolutamente contrari. Tu, stasera, mi hai fornito una scusa, un ottimo alibi... Così hanno visto che esco con una persona giovane e per un pò non mi stresseranno !
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Ora, che dovevo fare ?

Oggi lo saprei benissimo (dopo, sempre dopo, come dice un mio carissimo amico).
Io rimasi semplicemente gelato.
Per un attimo mi balenò un'idea insana, ma visto che non avevo alcuna intenzione di finire sulla prima pagina de 'La Nazione' del giorno dopo la lasciai fra le fantasie trucide...
Il resto della troppo lunga serata la passammo in una birreria, dove mi sorbì fin nei particolari la sua antica passione per il signore suddetto.

Infine la riaccompagnai a casa, a Prato, mantenendo stoicamente il sorrisetto ebete e lo sguardo vitreo che mi ero imposto durante tutta la serata.

Quegli strani momenti in cui i testi delle canzoni di 'Elio e le storie tese' ti sembrano pietre miliari del pensiero occidentale.
Tornando in quel di Arezzo credo, a questo punto i ricordi si fanno nebulosi, di aver recitato una lunga litania che affiderò alla vostra immaginazione... come dire... un mantra… toscano.
Per prima cosa cancellai il suo numero dal mio primo, antico, telefono cellulare.
Il suo parente rimase ricoverato ancora pochi giorni e riuscì, fortunatamente, a non incontrarla.
Ma, il diavolo, come si dice...
Un mese dopo, camminando per Firenze, la intravvidi da lontano, guarda caso sotto braccio del suo uomo.
Giuro... dava l'impressione di essere mio nonno ma, evidentemente


I tempi cambiano: all'epoca un ragazzotto deluso poteva fantasticare di improbabili fughe nella Legione Straniera. Oggi c'é l'ISIS...