lunedì 20 aprile 2015

Daredevil



Daredevil (2015)

Verrebbe da dire: finalmente ! 
Un supereroe adulto in tv...


Sigla !


Chi più chi meno, quelli della mia generazione hanno avuto tutti fra le mani un fumetto ‘di supereroi’ da ragazzi. 
Poi c’é chi si è appassionato ed ha continuato a seguirli, senza dubbio impazzendo dietro le infinite proposte che questo mondo, specialmente negli anni 90, ha elargito senza soluzione di continuità... e c’é chi, come me, ha velocemente abbandonato il genere, riservandosi saltuarie letture, a volte invero assai gratificanti, di serie autoconclusive e graphic novel di autori affermati come il fin troppo incensato Miller.

In ogni caso, per costituzione, quello dei supereroi è un genere destinato a ricorrenti reboot, radicali cambiamenti ed aggiornamenti al tempo corrente.
La ricerca dell’originalità comporta rischi, così come il cedere passivamente ai gusti del momento: il pericolo cazzata è sempre sui livelli di guardia.
Ricordandosi sempre che parliamo di gente con improbabili superpoteri che se ne va in giro in calzamaglia, ovviamente...

Cinema e televisione hanno attinto regolarmente da questo pozzo senza fondo.

Se è vero che i beniamini della DC Comics, Superman e Batman su tutti, sono stati spesso presenti al cinema ed in tv, con fortune alquanto alterne, dagli anni 40, minore e generalmente più ‘povera’ è stata la presenza dei personaggi della Marvel, la casa delle idee che deve buona parte della sua fortuna all’operato di Stan Lee.
Dopo decenni di prodotti comunque pensati per un pubblico pressoché esclusivamente di bambini ed adolescenti, negli ultimi due decenni, grazie anche al continuo progredire dell’arte degli effetti speciali in computer graphic, abbiamo visto l’avvento di un’infinità di blockbuster pensati per platee decisamente più ampie.

Non sono qui per entrare nello specifico, magari ci torneremo...

Mi limito a dire come la Marvel, peraltro ormai di proprietà dell’orrido topo americano che tutti ben conosciamo, da tempo pianifica e costruisce un universo cinematico ‘coerente’, un mondo subito riconoscibile dove tutti i personaggi Marvel esistono e coesistono. Se ricordo bene, da qui al 2026 hanno programmato una trentina di film...
Perlomeno se questa vacca continuerà a dar latte.

Mentre attende il ritorno in scuderia di personaggi che al momento, per una questione di diritti ceduti, non può sfruttare, come l’Uomo Ragno o gli X-Men, la Marvel-Disney esplora ogni possibile tipologia di spettatore.

E’ recente, ed in ritardo sulla DC, lo sbarco deciso e concreto nel campo delle serie tv.
Ovviamente è l’ennesimo ritorno... chi non si ricorda, ad esempio, l’Hulk minimalista e cialtrone degli anni 70 ? Un jeans rotto, una mano di vernice e tanto rallenty stile ‘Uomo da sei milioni di dollari’... Erano i tempi degli episodi autoconclusivi, delle storie sempre uguali e rassicuranti, i tempi in cui riconoscevi al primo sguardo se quel che passava in tv era ad essa destinata o se proveniva dalle sale cinematografiche.
Oggi le cose sono molto cambiate: mezzi economici e materiale umano permettendo, la tv non ha più nulla da invidiare al cinema.
Lo stesso concetto di ‘prodotto per...’ sta ormai facendo il suo tempo: i contorni sono sfumati, l’interscambio è continuo, una naturale osmosi.
Ed ecco che la Marvel inizia, sfruttando diverse piattaforme, a proporre serie con personaggi provenienti dai suoi film... o destinati, presumibilmente, a fare il salto inverso.

Siamo dunque alla seconda stagione inoltrata di ‘Marvel’s agents of Shield’, serie che segue le disavventure dell’agenzia segretissima nata da un’idea di Stefano Accorsi già vista nelle pellicole su Thor, Capitan America e gli Avengers tutti.
Coerente con la storyline condivisa, discretamente pensata, si lascia guardare senza troppe aspettative pur se raramente riesce ad andare oltre il puro intrattenimento.
E’ da poco terminata la prima stagione, non è chiaro se verrà rinnovata, di ‘Marvel’s agent Carter’, che vede sempre un'agenzia di intelligence proto shield come protagonista, nel 1947.
Molto noir nell’aspetto, improbabile nell'ambientazione storica, l’ho trovato un po’ ridicolo nell’evidente censura di tanti aspetti dell’epoca: nessun problema per la ‘violenza’, esplicita e reiterata, ma non si vede una sigaretta... nel 1947 in America ! Ne capisco i motivi, ma aggiunge un elemento di esplicita finzione tale da renderne la visione minata dal pregiudizio (il mio pregiudizio, perlomeno).

Poi è arrivato Devil.

Per quel poco che ho ‘frequentato’ Devil, presenza minore nei fumetti Marvel editi dalla Corno negli anni 70, ricordo che mi piaceva.
L’idea di un cieco che, grazie all’abnorme sviluppo degli altri sensi, combatteva una solitaria battaglia contro il crimine era intrigante di partenza.
Erano storie non banali, ben disegnate, con i classici casini, pubblici e privati, in cui si infilavano questi supereroi con super problemi...

Probabilmente l’ultimo Devil l’avrò letto quando Niki Lauda correva con la Brabham.

Si, un po’ di tempo fa.

Ho cercato su wikipedia gli sviluppi del personaggio da allora in poi... sono velocemente passato ad una lettura superficiale dei mille eventi, cambi, universi alternativi, ripartenze, etc etc etc... Lasciamo perdere i fumetti...

‘Devil’ ha visto uno sfortunato tentativo cinematografico nel 2003, con Ben Affleck, del quale si tenta, come per la Fiat 500 del 1992, di far perdere il ricordo.

Infine, il 15 aprile 2015 NETFLIX, l’interessante piattaforma web di distribuzione e produzione cinematografica e televisiva, una delle entità che stanno letteralmente riscrivendo il modo di usufruire delle opere audiovisive, ha messo in linea tutti i 13 episodi della prima stagione.

Mi ci sono accostato, detto onestamente, con delle buone aspettative ma il risultato finale è andato ben al di là delle più rosee previsioni.

In una parola: bello !

La storia è nota... Matt Murdock, interpretato da Charlie Cox, è un giovane avvocato non vedente che, insieme all’inseparabile amico Foggy Nelson, Elden Henson, apre uno studio nel degradato quartiere di Hell’s kitchen 
in New York, quartiere del quale sono ambedue originari. Matt nasconde un segreto: l’incidente che lo rese cieco ha provocato qualcosa in lui, un abnorme acuimento degli altri sensi che, con rigido addestramento durato anni, ha imparato a padroneggiare completamente. Matt non vede, eppure vede molto meglio e molto di più degli altri per tanti aspetti.
All’insaputa di tutti intraprende una carriera da vigilante mascherato, temuto dai criminali e guardato con sospetto dalla società civile, quando non apertamente avversato.
Agisce di notte, mette paura con l’aspetto e la voce.
Non usa armi da fuoco e non ha super forza, solo un eccezionale addestramento.

Si, detta così sembra Batman, con la differenza che il nostro avvocato non ha le risorse di Bruce Wayne ed è meno... pretenzioso.
Su Zorro sorvolerei...

Quasi un bing watching, ho finito la serie in pochissimi giorni.

L’atmosfera è quella di un poliziesco d’indagine, cupa e rarefatta.
I dialoghi non son mai banali e non c’é stato spazio per la boutade fine a se stessa.
La città è presenza costante, recita anch'essa: non è un banale cartonato sullo sfondo.
Quella del personaggio principale, così come dei comprimari, sarà una lenta discesa verso le porte dell’inferno... qualcuno le supererà suo malgrado.

Avversato da quasi tutti, senza l’aiuto della polizia, Matt Murdock conduce una pericolosa indagine: c’é una nuova presenza in città, il misterioso Wilson Fisk, che sospetta essere a capo di una potente organizzazione criminale.
Come avvocato di giorno e, di notte, indossando una raffazzonata ‘uniforme’ da vigilante senza nome, si ritroverà a scontrarsi con la mafia russa, la Yakuza e la Triade... prima di arrivare a Fisk.
Per strada ci saranno drammi, tradimenti e profonde riflessioni su scopi e motivi.
Matt è un eroe vulnerabile anche fisicamente: andrà più volte vicino alla morte e ne porterà i segni.
Inoltre, Murdock è cattolico e credente, perlomeno prova ad esserlo: questo avrà un’importanza non indifferente nelle sue scelte che, pur camminando costantemente sul filo del rasoio, saranno finalizzate a non diventare l’ennesimo giustiziere fascistoide, ‘giudice-giuria e boia’.
Che ci riesca è davvero tutto fuorché scontato.
Forse nulla di nuovo, ma gli ingredienti comuni non fanno certo due pietanze uguali.
‘Devil’ è ben cucinato.

Gli attori sono tutti di buono, quando non ottimo, livello.
Cox è un Murdock carismatico, Henson da grandissima profondità a Foggy, destinato in origine ad un ruolo di mera spalla.
C'é poi la determinata e fragile Karen, la disillusa Claire, Vanessa…
Ed Urich, un giornalista dal grande passato, ormai stanco e sconfitto.

Vincent d'Onofrio interpreta Fisk e... va compreso per essere adeguatamente apprezzato.
Fisk, detto Kingpin nei fumetti (mai usato nella serie), è un personaggio complesso.
In origine, prima di essere ‘curato’ dalla gestione di Miller, il Kingpin cartaceo era in definitiva soltanto un brutale boss mafioso. Gli sceneggiatori hanno aggiornato il personaggio, ora tormentato e tormentoso, pieno non di dubbi morali, non ha alcuna morale, quanto di retaggi di senso d’inferiorità mai del tutto svaniti.
Un’orrenda epifania ha creato un mostro per il quale non ci può più essere salvezza.

D’Onofrio non è forse particolarmente versatile ma quel che sa fare lo fa sublimemente.
Imponente e massiccio, goffo nei movimenti, persino timido in certi frangenti, Frisk spiazza con quello sguardo vacuo, apparentemente così vuoto da risultare sempre enigmatico ed inquietante: d’Onofrio rispolvera la follia del soldato Palla di Lardo, aggiungendovi echi del Kurtz di Marlon Brando.
Un’altra ricetta riuscita.

Ovvio che per una serie così ‘fresca’ devo al momento evitare spoiler... pertanto posso dirvi comunque che:
-la regia è ottima, senza se e senza ma. Gente che sa fare benissimo il proprio lavoro, ben oltre il semplice mestiere. L'impianto è, tutto sommato, classico: forse si poteva sperimentare di più.
-pur se ha già riscosso consensi pressoché unanimi di critica e pubblico, per qualcuno è una serie ‘lenta’. Devono essere dei Michael Bay’s addicted...
-combattimenti corpo a corpo come se ne vedono di rado.
-attori in stato di grazia.
-almeno in questa prima serie si è preferito un impianto realistico: non si vedono strani gadget od effetti speciali eclatanti.
-la violenza è esplicita e quasi ridondante, non viene mai smorzata nel caricaturale. 
-la serie è un bel crescendo, anche se l’ultimo episodio, peraltro sempre di buon livello, l’ho trovato un po’ telefonato. Forse era difficile fare diversamente.
-la divisione degli episodi, tutti sui 55 minuti, è quasi arbitraria: sarebbe meglio parlare di un unico film di 12 e rotte ore...
-la serie si chiama per intiero ‘Marvel’s Daredevil’; per quanto l’accostamento alla figura del diavolo sia evidente anche dallo svolgimento di alcuni importanti dialoghi, non va dimenticato che ‘Daredevil’ è traducibile come ‘temerario’, ‘audace’.
-citazioni dal fumetto inevitabili e piacevoli... in rete ne trovate quante ne volete. Visto che alla scuola dei supereroi non ho superato la quarta elementare... sono stato in grado di coglierne poche.
-da qualche parte c’é anche Stan Lee.
-l’unica cosa che ricolleghi questa serie all’universo cinematico Marvel che citavo in apertura sono un paio di rapidi rimandi verbali, ed alcuni ritagli di giornale proposti quasi in modo subliminale, riguardo una recente cruenta battaglia a New York... è evidente ci si riferisca a quanto successo nel film ‘The Avengers’.
-NETFLIX e la Marvel hanno in produzione altre serie su supereroi minori, d’estrazione popolare ed etnica... l’idea a quanto sembra è di rodarli, per poi farli interagire in un futuro film come ‘I difensori’: vedremo.

Certo che un Luke Cage versione blaxpoitation potrebbe essere davvero divertente.


Consigliatissimo.

ps: curioso, ma quelle che per me sono al momento le due migliori serie del 2015, vedono un avvocato come protagonista forse immaginerete qual'é l'altra a cui mi riferisco...

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