lunedì 27 aprile 2015

Il futuro del modellismo. Appendice: Il lascito

Appendice: Il lascito

-No, no, no !!!
L’individuo in prima fila, elegante e d’imponente aspetto, aveva catalizzato l’attenzione del pubblico abbandonando la sua sedia e mettendosi a lanciare improperi verso il palco.
-Queste sono assurdità ! Bugie ! Ma vi rendete conto ?
-Professor Verin...- la voce, calma ed accattivante, riportò l’attenzione sul relatore principale della conferenza: -Professore, conosciamo le sue posizioni ma... se vuole esprimerle, per quale motivo non si è voluto unire a noi sul palco ?
Verin lanciò un’occhiata di disappunto al suo interlocutore e, platealmente, si girò alla volta
dei presenti in sala: -Signori, io non voglio essere complice di questa pagliacciata. Qui, stasera, ci sono persone che vogliono mettere in dubbio non un fatto, non un singolo avvenimento e neppure un periodo storico... qui ci sono dei pazzi che vogliono riscrivere l’intera storia della Terra !
Così dicendo, indicò i tre relatori sul palco, compostamente seduti sui loro sgabelli e, dopo aver lanciato una specie di sibilo, gettò sul pavimento il programma della conferenza lasciando la sala, accompagnato da qualche applauso e da molti fischi.
Rufe Gror scosse lentamente la testa e si avvicinò di nuovo il microfono: -Torni quando vuole, professore- la voce si alzò di tono -saremo sempre disponibili per un contraddittorio motivato dai fatti e non da slogan oscurantisti !
Molti fra il pubblico si alzarono in piedi ad applaudire, altri sembravano condividere molto meno entusiasmo.
-Comunque...- Rufe tornò a parlare: -Comunque è ora di affrontare l’ultima evidenza.
Le luci della sala si spensero ed un ampio schermo si illuminò dietro i relatori.
Seguito dalla sala in perfetto silenzio, un breve video spiegò le incredibili circostanze che avevano permesso la scoperta di quella che, dicevano, era senza dubbio la prova definitiva, la certezza assoluta.
Poi apparvero le foto.
Molte erano state le indiscrezioni, ma nessuno aveva ancora avuto modo di vedere che cosa era l’oggetto di cui si parlava da tempo.
L’oggetto che era stato consegnato fin dal suo ritrovamento in mano alle massime autorità scientifiche mondiali, così da permettere un’attenta analisi ed una sicura certificazione d’autenticità.
L’oggetto che non poteva esistere.
L’oggetto vecchio di milioni e milioni di anni, forse centinaia di milioni.
Ed ora lo stavano guardando tutti.
L’aspetto era ovale, grande più o meno come una testa, ed era... trasparente.
L’avevano trovato durante una perforazione industriale, a chilometri e chilometri nel sottosuolo.
Tutte le analisi indicavano si trattasse di un pezzo di resina, di strana composizione ma nulla che non si fosse già visto. Quel che faceva la differenza era imprigionato all’interno.
Ed ora potevano vederlo.
Quando le luci si riaccesero tutti erano ammutoliti.
-Bene...- Sul palco, il dottor Friinkhi prese la parola: -La prima cosa che viene in mente è... E’ uno scherzo ? Un tiro mancino di pessimo gusto ? Magari per screditare la nostra linea di pensiero ? No, no signori miei. Quest’oggetto esiste, è un manufatto e risale ad un’era compatibile con le nostre interpretazioni.
Restò in silenzio per alcuni secondi, ovviamente catalizzando l’attenzione della platea.
-E’ la pistola fumante, la prova inattesa e definitiva. Le nostre convinzioni vengono da lontano, dal ritrovamento dei primi fossili di esseri morfologicamente adatti all’intelligenza. Insieme a questi, nel corso dei decenni, si sono rinvenute altre prove... fossili di oggetti senza dubbio appartenuti ad una cultura superiore...
-Questo lo dite voi !- La voce partì dal pubblico, ma Friinkhi la ignorò.
-...Dicevo, fossili che sono stati inizialmente derisi o scambiati per altro, così come strani ammassi ferrosi e di altre sostanze impossibili da sintetizzare in natura...
-Scusi dottore, mi permetta di confutare questa sua ultima affermazione... se la natura è stata in grado di... ‘sintetizzare’ esseri come noi... forse non è da sottovalutare.
Dal pubblico giunse una breve risata alla volta del professor Grattel, l’ultimo dei relatori ad essere entrato in causa.
-Su questo non discuto, caro professore- ribatté Friinkhi -comunque ne converrà che quella che sembrava un’assoluta eresia ha preso esponenzialmente piede nel Mondo... e non soltanto, come sostengono alcuni, fra un’opinione pubblica suggestionabile...
-Direi anzi- era Rufe a parlare -che spesso la gente ci è nemica. Confermare le nostre idee
creerebbe non pochi sconvolgimenti... muterebbe i termini della sempiterna domanda, ‘chi siamo ?’, naturalmente non parlo poi delle religioni...
Il dottor Friinkhi parve arruffarsi, salvo intervenire con un tono di voce molto basso e profondo: -Un ricordo per i ricercatori uccisi od imprigionati nei paesi intolleranti.
I presenti appoggiarono brevemente il palmo della mano destra sul cuore.
Rufe riprese la parola: -Come si dice... torniamo sul pezzo. L’oggetto imprigionato nella bolla di resina non è il solito insetto. Ha due ali, ha qualcosa che sembrano zampe con delle... ruote...
Dal pubblico si levò un mormorio.
-Ha una colorazione netta e simboli che nulla hanno a che fare con i frattali della natura... Scrittura, ecco di che si tratta! E’ un oggetto costruito da mani sapienti, forse rituale, forse di una qualche utilità che non scopriremo mai ma...
Sorrise alla volta del pubblico: -Che io sia dannato se non sembra in tutto e per tutto un aereo delle guerre civili centro meridiane !
Come un terremoto in lento crescendo, la sala faticava ormai non poco a star quieta.
Innumerevoli discussioni stavano sorgendo fra le persone del pubblico. Il brusio era diventato schiamazzo, e lo schiamazzo si stava tramutando in urla.
-Calmatevi ! Siamo scienziati, signori !
-Bastardi, questa è opera dei demoni !
La sala era diventata un ring. Alcuni si stavano sfilando i vestiti e ringhiavano alla volta dei vicini, altri lasciavano la stanza di corsa. Senza dubbio c’era chi stava telefonando alle forze dell’ordine.
Defilatesi, Rufe, Grattel e Friinkhi uscirono dal retro e raggiunsero un taxi.
Grattel si tormentava i canini con le unghie: -Anche stavolta avete combinato un bel casino, e domani sarete su tutti i giornali...
-E’ quel che vogliamo, che ne parlino- Rufe sorrise al professore: -Ci pensiamo da decenni, ma chi ha abbracciato la nostra causa sa che la diffusione della verità, pur se dolorosa, è meglio del buio e della bugia...
-Non che al buio ci si veda troppo male...- Chiosò Friinkhi.
-Il buio è sicuramente comodo- Rufe si stava stirando sulla comoda poltrona del Taxi -ma dalle nuove consapevolezze possiamo soltanto acquisire forza. Il Mondo deve sapere, deve sapere che non siamo i primi.
Friinkhi si levò di tasca una foto dell’artefatto e se la rimirò per la millesima volta: -La pistola fumante...
Rufe non ci faceva ormai più caso, non dormiva da ben sei ore ed era esausto.
Si lisciò con cura le vibrisse e si appisolò con la coda attorcigliata all’addome.

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