giovedì 30 aprile 2015

Gravity



Non sapevo bene cosa aspettarmi... fra chi lo definiva il primo film 'realistico' sull'avventura spaziale e chi ne parlava come di qualcosa difficile da inquadrare, comunque emozionante e di grande qualità visiva...
Sono uscito dal cinema perplesso, non sapendo bene cosa avessi visto.
Un film di fantascienza ? Indubbiamente si: quello che fa la protagonista, per quanto 'spacciato' per realistico, va ben oltre l'assurdo ed a chiunque abbia, come me, qualcosa più di un'infarinatura sull'argomento la cosa risulta palese.
E' una 'storia' ? Diciamocelo, la storia in se non c'è proprio... una mera scusa. Tutto si traduce in un canovaccio di due righe scarse.
Dunque... soltanto 90 minuti scarsi di (eccellenti e coinvolgenti) effetti speciali ?
Ero arrivato a crederlo, poi ritengo di aver trovato una chiave di lettura...
Cuaron, come nel precedente e discusso 'I figli degli uomini', non ha la mano troppo leggera in fatto di metafore...
Ed in 'Gravity' il messaggio suggerito, almeno secondo me, è alquanto triste.
Allo stato attuale delle cose, l'Uomo ha raggiunto i suoi limiti.
Tsiolkovsky, il teorico russo del viaggio spaziale, cento anni fa disse che la Terra era la culla dell'Uomo, ma che nessuno poteva davvero desiderare di vivere nella culla per sempre.
Negli anni 60 e, in parte, 70, ci abbiamo creduto. Abbiamo pensato che saremmo stati in grado di vincere anche l'ambiente più ostile e refrattario alla vita per piegarlo ai ns bisogni: lo Spazio.
Poi... la conoscenza, invece di aiutarci a risolvere i problemi dati dall'eventuale colonizzazione del Cosmo, ci ha semplicemente mostrato un susseguirsi di difficoltà sempre maggiori e sempre più insormontabili, difficoltà che rendono al momento pressoché impossibile per l'Essere Umano spingersi oltre la Luna, un traguardo da poco che abbiamo sul pianerottolo di casa.
Un susseguirsi di avvenimenti, solo in parte plausibili, nel film ci mostra come anche la ns presenza in orbita 'bassa' sia potenzialmente effimera, fragile: un avamposto di cartapesta contro potentissimi marosi...
Quindi l'unica possibilità è tornare a casa, una casa che, senza spoilerare, avrà modo di farci comunque vedere come l'Uomo non sia benvoluto ed immune da rischi neppure nel suo habitat naturale.
E' triste: da giovane credevo davvero che avremmo costruito basi sulla Luna, e saremmo arrivati su Marte, durante la mia vita ma...
E' troppo difficile, troppo lontano, troppo estremo... e gli indubbi benefici dati da quelle che sarebbero comunque spese mostruose non si vedrebbero che troppo tardi per chi volesse investire oggi sullo Spazio.
Il sogno non è perduto: per fortuna le nostre sonde automatiche ed i nostri telescopi ci hanno permesso di apprendere tanto, ogni giorno di più,  e non importa se tutto questo dovesse restare più o meno fine a se stesso...
La 'Conoscenza' è l'unica possibilità che abbiamo di sfuggire ad un destino già scritto.


Forse gli Alieni non verranno mai ad invaderci od a salvarci: probabilmente l'Uomo, nel più ottimistico dei casi, non metterà mai piede oltre Marte prima di estinguersi.
E questo è quanto vuole suggerire Cuaron: forse è una gara che non possiamo vincere... ma ci stiamo provando... e guardare la Terra, sospesi nel cielo a duecento chilometri d'altezza, vale sicuramente lo sforzo.

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